Patologie odontoiatriche dell’età pediatrica. Cura e rimedi

Le patologie odontoiatriche in età pediatrica sono diverse e più presenti di quanto si possa pensare. Carie, pulpite, gengivite, malocclusioni dentali, disgnazie o agnesie sono le malattie più segnalate ai dentisti che si trovano ad affrontare le problematiche dentali dei bambini. 

I dati statistici forniti dalla OMS attualmente si ha una percentuale pari al 43% dei bambini a 5/6 anni senza carie mentre negli adolescenti di 13/14 anni si ha una percentuale dell’11,5% di soggetti caries free.

Cura del cavo orale dei bambini

Un cavo orale sano è condizionato in gran parte dall’alimentazione. La dieta alimentare che viene seguita dai bambini condiziona lo sviluppo dentale e determina l’insorgere delle patologie collegate alla mucosa orale e ai denti. Un altro fattore molto importante per un buono sviluppo delle carie in età pediatrica è dato dall’utilizzo di zucchero alimentare. Tale alimento viene utilizzato dai batteri per produrre l’acido che demineralizza lo smalto. coloro che bevono abitualmente bibite, tisane, succhi di frutta contenenti zucchero aggiunto, specialmente nelle ore notturne, possono presentare la sindrome da biberon. Questa patologia porta ad una distruzione irreversibile del tessuto dentale che ancora non ha una protezione sufficiente per difendersi. Nel periodo di svezzamento si dovrebbe fornire al bambino un biberon con acqua naturale oppure il ciucco del tipo più adatto dietro consiglio del pediatra, evitando latte, succhi di frutta e tisane zuccherate come quelle solubili che spesso si danno ai bimbi. In caso si sia ancora in fase di allattamento si deve evitare che il bambino abbia poppate continue e in seguito ad ognuna si deve provvedere ad un lavaggio dei denti e delle gengive utilizzando un panno morbido e pulito che andrà leggermente bagnato con l’acqua.

Sintomatologia

Il bambino con la carie non provoca dolore, nella prima fase non presenta alcun sintomo. Nonostante questo però, si deve tener conto che la carie espone in modo progressivo il tessuto duro ovvero smalto e dentina, e il tessuto molle come la polpa. Tale scopertura rende i denti sensibili al cambio di temperatura, allo zucchero e al sale. Il primo sintomo che l’organismo chi invia è dato dalla colorazione dello smalto che risulta spento perdendo lucidità. Un dettaglio che alle persone non esperte passa inosservato ma occhi esperti possono rilevare immediatamente lo stato di pericolo per i denti dei bambini. Quando le carie arrivano a raggiungere la dentina si può vedere chiaramente una linea scura che contiene materia stagnante imputridita come alimenti e tessuto dentale disfrefato. Il paziente inizia ad avvertire il dolore quando i processi caiogeni si sono già spinti nella profondità del dente raggiungendo la polpa. Il sintomo doloroso è quindi indice di complicanze delle carie primarie. Durante l’evoluzione della carie dentale, questa entra sempre più in profondità nella polpa del dente e si ha una precipitazione negativa della situazione del paziente.

In questa circostanza si hanno specifici sintomi che sono il segnale inequivocabile della presenza di carie dentale:

– alito sgradevole; – sensibilità agli sbalzi di temperatura e al cibo salato o dolce oltre che acido; – dolori dentali e infiammazione del tessuto circostante.

Possibili complicazioni

La carie è una patologia subdola che distrugge la corona del dente in modo progressivo. Partendo da questa prima fase si espande creando un’infezione che può raggiungere uno stadio grave tanto da necessitare di cura antibiotica e portare alla distruzione del dente. L’infiammazione iniziale può arrivare a sviluppare una degenerazione dell’infezione che innesca la papillite ovvero infiamma la papilla interdentale, la parte della gengiva che si trova tra i denti.

In caso colpisca i margini gengivali, la carie può originare una gengivite cronica. Se la carie viene trascurata conduce alla pulpite ovvero l’infiammazione della polpa interna al dente che si può evolvere in un ascesso dentale e proseguire poi distruggendo il dente in ogni sua parte fino a raggiungere la radice. Quanto questo avviene non basta più applicare un’otturazione ma si dovrà devitalizzare il dente asportando la polpa infetta e chiudendo il canale radicolare del dente colpito.

Cura

Il trattamento delle carie nei bambini deve essere effettuata in modo precoce tenendo conto della natura decidua dei denti da latte in caso si tratti di bimbi in questa fase di crescita. In ogni caso si deve effettuare una pulizia dei denti mantenendoli in buona salute e insegnando al bambino una corretta igiene dentale. Ne caso la carie riguardi denti di bambini un po’ più grandi si deve valutare il suo stato di avanzamento ed intervenire con una pulizia dentale oltreché con una otturazione in caso ve ne sia la necessità. Il tessuto dentale ha una capacità rigenerativa in grado di consentire una guarigione spontanea.

Le otturazioni non sono più utili nel momento in cui la carie raggiunge la polpa dentale demolendola. In questo caso si ha un’infiammazione della polpa ovvero la pulpite che porta a dover inevitabilmente devitalizzare il dente. Nei casi più gravi si arriva a sviluppare un granuloma o cisti dentale dovute ad una grave lesione del tessuto pulpare. In questi casi è necessaria una cura antibiotica prima di procedere con il trattamento necessario a ristabilire una bocca sana. Altre patologie dei bambini sono le agenesie, le malattie dovute ad una proliferazione dentale o le anomalie delle forme dei denti. Il pedodontista si occupa di monitorare la salute del cavo orale dei più piccoli.

Dente del giudizio a 40 anni, che fare?

Il dente del giudizio può fuoriuscire anche a 40 anni e si ostina ad uscire proprio dove non trova spazio provocando molto dolore a volte anche tanto accentuato causando infiammazione gengivale. L’unico metodo per porre fine a questa agonia è quello dell’estrazione. I denti del giudizio sono 4 e normalmente fuoriescono nelle ultime posizioni dell’arcata dentale.

Come calmare i dolori del dente del giudizio

La comparsa del dente del giudizio crea non pochi disagi come difficoltà di masticazione, spostamento degli altri denti, cisti, ingrossamento, arrossamento e sanguinamento delle gengive, lesioni e carie. In casi particolari porta febbre alta e dolori forti all’orecchio e alla testa. I sintomi possono essere calmati con medicinali appositi ma durano giusto il tempo di qualche ora. I dolori si possono curare anche con rimedi naturali come i chiodi di garofano ma anche basilico, prezzemolo e malva, applicando le loro foglie sul dente dolorante o preparando un infuso di acqua bollente. Molto efficace anche il ghiaccio o gli sciacqui di acqua e sale. Se questi metodi li usi in maniera costante durante il giorno, attenuerai per molto tempo il dolore.

Quando è necessaria l’estrazione

Il dente del giudizio può dare inizio ad un ascesso ossia ad un accumulo di batteri e germi che si depositano vicino al dente ed è per questo che il più delle volte il dentista opta per l’estrazione. Per calmare l’ascesso puoi mettere sulla guancia una borsa del ghiaccio. L’estrazione avviene come un qualsiasi intervento di chirurgia orale che si presenta semplice senza nessuna complicanza o problematica. Prima di sottoporti all’interventi il dentista ti indicherà degli esami da fare tra cui una TAC.

Come avviene l’estrazione del dente del giudizio

L’estrazione del dente del giudizio può avvenire solo se c’è presenza di carie, se il dente fuoriesce storto e se si presenta un inclusione dentale, ossia il dente è rimasto intrappolato all’interno della gengiva. Come già accennato dopo aver disinfettato perfettamente la zona intorno al dente, effettua un’anestesia locale. Con l’ausilio di una pinza esercita una forza laterale. In caso ce ne fosse bisogno alcune volte il dentista utilizza anche una leva. Il dente viene estratto nel giro di qualche minuto. Dopo l’estrazione e la fine dell’effetto dell’anestesia, avvertirai una sensazione di fastidio, come di vuoto, ma è normale. Il tutto si normalizza nel giro di qualche ora.

Come interviene il dentista in casi particolari

Spesso può succedere che il dente durante l’estrazione si frantumi in vari pezzettini. Il dentista in questo caso deve rimuoverli delicatamente facendo attenzione a non toccare il nervo adiacente alla radice e al canale osseo. Inoltre, potrebbe anche succedere che il dente si trovi intrappolato nella gengiva, in questo caso il dentista pratica un’incisione. Dette così queste situazioni incutono timore ma niente paura perché viene tutto effettuato sotto anestesia.

Cosa fare dopo l’estrazione

Dopo l’estrazione il dentista ti consiglierà di fare una cura antibiotica in caso di infezione gengivale e di effettuare dei risciacqui con il collutorio per una corretta pulizia della zona interessata. Inoltre, quando lavi i denti, utilizza uno spazzolino con setole morbide e arrotondate. Possibilmente, evita di mangiare cibi molto freddi e molto caldi e se ne senti il bisogno.

Quando il dente del giudizio risulta inutile

Il dentista alla vista di un dente del giudizio propone quasi sempre l’estrazione perché è l’unica soluzione per porre fine alla sofferenza. Nei casi in cui non c’è bisogno di incorrere nell’estrazione è perché il dente cresce allineato con il resto della dentatura e quindi non provoca alcun fastidio o dolore. In questo caso non vanno a fare il lavoro di masticazione e quindi per l’arcata dentale sono inutili.

Conclusione sulla fuoriuscita del dente del giudizio a 40 anni

Non meravigliarti se il dente del giudizio viene fuori a 40 anni. Tutti sappiamo che la sua fuoriuscita avviene intorno ai 18-25 anni, che sarebbe l’età in cui un essere umano raggiunge la maturità. Questo è il motivo per cui viene chiamato dente del giudizio. Non pensare assolutamente che perché ti fuoriesca a 40 anni tu non sia maturo ma in alcuni casi è normale che si manifesti in tarda età.

La parodontite è uno dei disturbi gengivali più diffusi. Scopri se sei un soggetto a rischio

Nonostante l’informazione relativa alla prevenzione e cura della salute della bocca, le patologie relative a denti e gengive sono diffusissime. Le nuove tendenze alimentari, sicuramente, non aiutano a prevenire la formazione di placca e carie nonostante la quotidiana attenzione che si dà all’igiene orale.

Sicuramente un fattore importante è la predisposizione alla formazione di patologie dei denti e della bocca in generale, ma non sono da sottovalutare lievi disturbi comuni in tutte le persone, come appunto la placca, poiché, essendo un disturbo abbastanza silente, ci accorgiamo dei problemi che ne derivano, solo quando la possibile patologia è già in uno stato degenerativo.

La formazione di placca batterica è infatti una delle cause principali di sviluppo di disturbi ben più gravi, come ad esempio la parodontite, che può intaccare gravemente la salute della bocca con conseguenze anche molto gravi.

Scopriamo quali sono i sintomi da tenere in considerazione, come campanello d’allarme, per capire se siamo a rischio.

I disturbi parodontali

I disturbi parodontali possono essere attribuiti a diverse patologie che si sviluppano nel perodonto, ossia l’insieme di tessuti che sostengono i denti: gengive, legamenti e ossa. La causa di questi disturbi è di origine batterica che può derivare da una scarsa igiene della bocca, un’infezione da trattamento dentistico o scaturita in conseguenza di una lesione da trauma non opportunamente curata.

I disturbi peridontali già conosciuti sono la gengivite e la paradontite, più comunemente conosciuta come piorrea.

La gengivite è una infiammazione dei tessuti che sostengono i denti, la quale non opportunamente trattata si cronicizzerà convertendosi in parodontite, interessando così i tessuti più profondi, in particolare l’osso paradentale.

Possiamo quindi dire che la presenza di una gengivite cronica, potrebbe, nella maggior parte dei casi, essere indice di un possibile sviluppo della parodontite. Questo non significa che la presenza di gengivite indichi sempre lo sviluppo di parodontite, uno stato cronico di questo disturbo, è sicuramente da tenere sotto controllo ed approfondire con un adeguato studio clinico per evitare infezioni più gravi ai tessuti più profondi.

Come e perché si sviluppa la parodontite

Per poter spiegare come si sviluppa la parodontite, è necessario capire come e perché si manifesta il disturbo infiammatorio che tocca le gengive. La gengivite è dovuta ad un accumulo di placca batterica che appunto produce infiammazione, quindi dolore, aumento della sensibilità caldo freddo e spesso è accompagnata da sanguinamento delle gengive. Come abbiamo già detto, se questa infezione non viene opportunamente curata, si trasferirà progressivamente ai tessuti sempre più profondi sino ad arrivare ai legamenti e all’osso paradentale.

Sintomatologia della paradontite

I sintomi di fatto sono gli stessi della gengivite, ma si presentano con grado maggiore. Quindi sanguinamento delle gengive e relativa infiammazione che può estendersi alla gola; colore rosso intenso delle gengive e mobilità dentale, questa dovuta alla progressiva perdita del tessuto osseo; particolare sensibilità ai denti caldo/freddo con conseguente restrizione dei tessuti gengivali che provoca una maggiore esposizione dei denti, un inestetismo che per quanto secondario è da prendere in considerazione come parte dei sintomi della parodontite.

Esistono due tipi di parodontite: la più comune è la cronica che ha una evoluzione lenta e la parodontite aggressiva che ha un evoluzione rapida sin dall’inizio.

La degenerazione della parodontite comporta il rischio della progressiva perdita dei denti dovuta all’usura del tessuto osseo. I denti arriveranno a sostenersi soltanto dai legamenti e dalle gengive. É molto importante quindi in presenza di primi sintomi, anche lievi, rivolgersi a un professionista per un diagnostico, evitando così, la degenerazione del fenomeno e quindi la perdita dei denti.

Degenerazione della parodontite: rischi per la salute

Diversi studi hanno dimostrato che la degenerazione della parodontite, sia propedeutica allo sviluppo di altre patologie sistemiche più gravi come: patologie cardiovascolari, diabete, infiammazioni all’apparato respiratorio, artriti reumatoidi, obesità, disturbi metabolici, e addirittura complicazioni per il feto in fase di gestazione come perdita di peso o nascita prematura.

La parodontite si sviluppa generalmente in persone tra i 30 i 50 anni, quindi sarà opportuno prestare maggiore attenzione ai sintomi se si rientra i questa fascia di età. Consigliabile in ogni caso, anche in assenza dei sintomi più lievi, intensificare le visite periodiche dal dentista e avere un particolare cura della propria igiene dentale. Questo tipo di prevenzione consente di diminuire la formazione delle cause che portano allo sviluppo della parodontite e corrispondenti complicazioni.

Peridonite: diagnostico e trattamento

La diagnosi di peridontite, sarà a discrezione del medico specialista che ne evidenzierà lo sviluppo solo dopo un accurato esame. La presenza dei sintomi, non equivale ad avere la piorrea. In caso di diagnostico positivo, sarà opportuno un trattamento di riabilitazione. Il trattamento mediamente si suddivide in tre fasi: fase iniziale, basata sul rilievo dei fattori di causa dell’infezione ed corrispondente intervento alla rimozione della causa per contenere l’effetto degenerativo. Per esempio, in caso di formazione di placca batterica, si provvederà a mezzo di pulizia dentale della formazione placcare formatasi basso le gengive. La seconda fase è correttiva, ossia, si attuano misure terapeutiche antibiotiche e restaurazione della funzioni dei tessuti e interventi relativi all’aspetto estetico che dallo sviluppo della patologia ne deriva. La terza fase è di mantenimento, ossia la indicazione di misure di prevenzione per quanto riguarda la recidività della patologia. 

Impianti dentali: cosa bisogna fare se un impianto dentale fa male oppure si muove?

Un intervento di installazione di impianti dentali, se effettuato correttamente e da uno staff professionale ed esperto, è concepito, almeno in generale, per durare nel tempo e per assumere i contorni di una soluzione definitiva.

Chiaramente, per implementare la durata nel tempo, è necessaria la collaborazione del paziente. Questo dovrebbe sottoporsi a controlli periodici, di cadenza annuale, volti a fotografare lo stato di salute degli impianti e verificare che non siano insorti problemi.

Questo tutto quello che c’é da sapere sugli impianti dentali, in particolare quanto fa male oppure si muove.

Tale attività diagnostica consiste in:

  • radiografie endorali, una per ogni impianto, in modo che siano più accurate possibile. Le panoramiche dentali non sono abbastanza precise.
  • uso di sonde che verifichino le condizioni dell’impianto fino all’osso sul quale è fissato, controllo che il paziente tenga costanti e corretti comportamenti di igiene orale
  • sedute, almeno annuali, dall’igienista dentale che perfezioni il lavoro domestico di pulizia che dovrebbe tenere il paziente sottoposto ad implantologia

Cosa fare se l’impianto dentale fa male o si muove

L’impianto, composto di titanio, è completamente asettico, almeno in condizioni ordinarie. Ciò implica che non dovrebbe fare male. Ancora, essendo saldamente ed in profondità fissato all’osso, non dovrebbe minimamente muoversi.

Di converso, in caso di dolore o di movimento dell’impianto, ci troviamo di fronte a dei campanelli di allarme. In sintesi, qualcosa non va ed in una parola ci troviamo di fronte ad una: perimplantite.

Perimplantite: di che si tratta?

Prima di passare alle auto-diagnosi, però, è necessario rivolgersi al medico e sottoporsi ad una visita di controllo. La perimplantite è un’infezione tipica e specifica del tessuto intorno all’impianto dentale.

Nei casi meno gravi, parliamo di mucosite, di solito l’infezione sarà superficiale, e non avrà intaccato l’osso. In questi casi, basteranno alcune sedute laser che abbattano la carica batterica intorno all’impianto.

Nei casi più gravi, il processo infettivo sarà arrivato in profondità, all’osso. In questo caso, gli effetti della perimplantite saranno gli stessi di una parodontite. Il tessuto osseo comincia a cedere e a deteriorarsi portando alla perdita dell’impianto, privato dell’apparato di supporto.

I sintomi tipici di una perimplantite saranno relativi al tessuto gengivale e consisteranno in infiammazione, colorazione arrossata del tessuto circostante, mutamenti nella consistenza o nella forma della gengiva, sanguinamento costante o suppurazione (produzione di pus nella zona interessata).

Dolore dopo impianto dentale: quali sono le cause?

Per quanto attiene alle cause dell’infezione, queste possono essere di diversa natura, connaturate al momento in cui sorgono i fastidi.

Se questi si presentano nel momento immediatamente successivo alla posa dell’impianto la risposta sui motivi del processo infettivo è univoca: il professionista che vi ha seguito non ha operato secondo gli standard ed i protocolli di igiene, sterilità e professionalità richiesto.

L’intervento di implantologia va, infatti, trattato come ogni intervento chirurgico delicato: vanno utilizzati kit completamente decontaminati e la sala operatoria deve essere completamente sterile.

In questo caso dovrai rivolgerti ad uno studio dentistico specializzato in implantologia per poter valutare l’entità del problema e porvi rimedio.

Se, invece, la perimplantite insorge a distanza di tempo, a volte anche anni, le origini dell’infezione attengono alla scarsa igiene orale.

La perimplantite porta alla creazione di vere e proprie sacche, in prossimità dell’impianto in cui si annidano e proliferano i batteri.

In questo caso non potrai prendertela con il dentista o col chirurgo. Probabilmente non avrai curato al meglio la cura degli impianti, non ti sarai sottoposto ai check-up periodici e non avrai partecipato alle sedute dall’igienista.

Come curare la perimplantite

La perimplantite non è un’infezione semplice da curare.

Come accennato, nei casi più banali basterà una seduta di igiene orale. Tuttavia, questa non basta nei casi in cui l’infezione, partendo dalla gengiva, si sia spostata in profondità.

Per questi motivi, la migliore strada è la prevenzione, ed evitare che la perimplantite sia presente.

Rivolgetevi sempre a professionisti validi ed una volta fatto, curate sempre l’igiene corretta degli impianti, sia a casa e nel quotidiano, sia rivolgendovi ad un igienista per rimuovere il tartaro in eccesso. Qualora questo non basti dovrà procedersi alla rimozione degli impianti.

Rimuovere gli impianti: quando è necessario

L’intervento di rimozione degli impianti risulta essere ancora più delicato della loro collocazione. Tutto ciò considerato, affidatevi sempre ad un chirurgo molto esperto.

Per poter essere rimossi, bisognerà lavorare direttamente sull’osso, in quanto questo si sarà saldato completamente all’impianto.

Eseguita questa operazione, l’osso andrà ricostruito. La ricostruzione ossea consiste nell’innesto di osso bovino, completamente trattato e biocompatibile.

Riuscito l’innesto e creato abbastanza materiale osseo, potranno essere applicati nuovi impianti.

Impianto dentale a Novara e Varese

Cerchi un centro d’eccellenza in implantologia? Odontobi è un centro specializzato con odontoiatri specializzati nelle più moderne tecniche di implantologia. Ci trovi a Castelletto Sopra Ticino, vicino a Novara e Varese; grazie alla nostra esperienza decennale curiamo anche pazienti provenienti da tutta Italia.

Se il tuo impianto dentale fa male o si muove, contattaci subito per fissare un appuntamento: prenderemo in esame la tua situazione per valutare e trovare la migliore soluzione e farti tornare a sorridere.

La corretta pulizia dei denti e la cura delle gengive, due step fondamentali per tener lontano piorrea e derivati.

Ti sarà capitato in tantissime occasioni di sentir dire che la cura dell’igiene orale è fondamentale, ed è effettivamente così: non puoi aspettarti di sfoggiare una dentatura piacevole e di avere una bocca sana se non presti le dovute attenzioni.

La cura dell’igiene orale, è utile sottolinearlo, non comporta affatto dei grossi sacrifici: bastano pochissimi minuti al giorno per fare in modo che la tua bocca sia in condizioni perfette.

La scarsa igiene è la principale causa di problemi dentali ed orali

Se non rispetti queste piccole accortezze quotidiane l’eventualità che tu possa essere interessato da problematiche dentali o gengivali diviene tutt’altro che remota. La grande maggioranza di problemi della bocca, infatti, è dovuta proprio ad un’igiene insufficiente, si pensi ad esempio alla carie, alle gengiviti, alla piorrea. Il detto “prevenire è meglio che curare” è quanto mai calzante per quel che riguarda il benessere della bocca, dunque vale assolutamente la pena di dedicare alcuni minuti al giorno all’igiene orale piuttosto che doversi sottoporre in seguito a cure complesse, costose e che comportano non pochi disagi.

Spazzolino e dentifricio: la “base” di un buon lavaggio

Le regole da seguire per curare al meglio la propria igiene orale sono molto semplici e potrebbero essere confermate da qualsiasi dentista. Spazzolino e dentifricio sono la “base” da cui non puoi prescindere per curare i tuoi denti e la tua bocca, ed è importante scegliere tali prodotti con accortezza: il dentifricio deve essere adatto alle tue soggettive esigenze e si può dir lo stesso anche dello spazzolino, soprattutto per quel che riguarda la durezza delle setole.

Come spazzolare i denti in modo corretto

Il lavaggio dei denti deve durare uno o due minuti, e nel mentre lo si esegue è importante accertarsi di spazzolare ogni punto della dentatura, incluse le parti interne. É preferibile che lo spazzolino venga adoperato eseguendo dei movimenti verticali, dunque dal basso verso l’alto e viceversa, e non è assolutamente necessario muoverlo in modo vigoroso: lo spazzolino deve pulire la dentatura in maniera delicata e senza irritare le gengive.

Ogni quanto lavare i denti

Ogni quanto dovrei lavare i miei denti? Anche questa è una domanda molto interessante e possiamo affermare a tale riguardo che non è corretto optare per l’equazione secondo cui tanto più lavo i denti, tanto migliore sarà la condizione della dentatura. Lavare i denti tutti i giorni è fondamentale, ma non è il caso di eccedere: gli specialisti sostengono infatti che dei lavaggi eccessivi potrebbero rovinare la dentatura, soprattutto per quel che riguarda lo smalto. L’ideale, dunque, è lavare i denti due o tre volte al giorno, ed è altrettanto importante la scelta del momento in cui effettuare il lavaggio.

Quando lavare i denti

É senz’altro un’ottima prassi quella di effettuare il lavaggio dopo i pasti principali della giornata, quindi dopo la colazione, dopo il pranzo e dopo la cena: è evidente che dopo pasti così importanti moltissimi zuccheri e residui di cibo si depositano sulla dentatura, per tale ragione è fondamentale rimuoverli subito tramite un lavaggio accurato. Avrebbe davvero poco senso, d’altronde, lavare i denti appena svegli e fare colazione subito dopo! Sarebbe ideale che tu riesca a lavare i denti anche quando consumi i pasti fuori di casa, e potrebbe essere utilissimo, a tal riguardo, portare con te uno spazzolino “da viaggio”.

Cura dell’igiene orale con filo interdentale e dentifricio

Affinché il lavaggio dei denti divenga ancor più efficace, inoltre, puoi pensare di integrarlo di tanto in tanto con soluzioni complementari rispetto all’utilizzo di spazzolino e dentifricio, ad esempio utilizzando un collutorio o un filo interdentale. Il collutorio è un prodotto che accentua, appunto, la pulizia della dentatura: questo liquido va utilizzato per eseguire dei risciacqui, dunque va tenuto in bocca per qualche secondo prima di gettarlo nel lavandino. In commercio non mancano affatto i collutori di qualità ed è importante orientarsi verso quello più adatto alle proprie esigenze: per i bambini, ad esempio, sono disponibili dei collutori specifici, a base di fluoro e privi di alcol. Anche il filo interdentale è davvero utilissimo per accentuare la pulizia della dentatura: questo sottilissimo filo va fatto scorrere tra l’uno e l’altro dente per eliminare anche i residui di cibo dalle dimensioni più esigue, restituendo così una bocca dall’igiene perfetta. Questo metodo di pulizia dei denti richiede un po’ più di tempo rispetto al canonico lavaggio con spazzolino e dentifricio, ma eseguirlo di tanto in tanto è davvero molto utile e lo stesso vale per la pulizia dentale eseguita da un igienista dentale: i dentisti suggeriscono di richiedere la pulizia dentale a un professionista ogni 3 mesi.

Curare al meglio i denti e le gengive, dunque, ti consentirà di avere sempre una bocca in condizioni ottimali e, aspetto non secondario, anche di sfoggiare un sorriso impeccabile.

Perdita di un impianto dentale: cosa si può fare e come garantirsi che non si ripeta questo evento.

Perdere un impianto dentale non è così impossibile come può sembrare e quest’eventualità deve essere sempre tenuta in considerazione nel momento in cui decidi di sottoporti a un intervento di implantologia.

Vediamo nel dettaglio quali sono le principali cause che concorrono alla caduta della protesi dentale, come interviene lo specialista e quali accortezze devi seguire per evitare che un evento di questo tipo si ripeta.

1. Gli accorgimenti per ridurre al minimo il rischio di perdita di un impianto dentale

Seguire i seguenti accorgimenti è fondamentale per contenere il rischio di perdita di un impianto dentale. – Raccogli più informazioni possibili sulla protesi da installare. – Scegli con attenzione lo specialista in chirurgia maxillo-facciale che deve eseguire l’intervento. – Sottoponiti a controlli programmati. – Esegui esami radiografici. – Dedica il giusto tempo alla corretta igiene quotidiana. – Recati da un’igienista dentale con cadenza trimestrale. – Segui attentamente le indicazioni del chirurgo al fine di conservare al meglio l’impianto.

2. Le principali cause che conducono alla perdita di un impianto dentale

La perimplantite è un disturbo analogo, in un certo senso, alla piorrea e alla parondite. L’osso, deputato a sostenere l’impianto, si deteriora e l’apparato, non avendo l’adeguato sostegno, cade. Le cause responsabili di un simile evento sono molteplici e possono essere così riassunte. – Infezione batterica all’interno del cavo orale. – Sovraccarico dell’impianto. – Mancata osteointegrazione. – Imperizia da parte dello specialista. – Impiego di materiali biocompatibili di scarsa qualità. – Tabagismo. L’infezione batterica, a carico dei tessuti molli e duri che sostengono l’impianto, è spesso dovuta all’azione di batteri anaerobi e determina il riassorbimento dell’osso intorno alla vite implantare. La sintomatologia correlata comprende gonfiore nelle aree circostanti l’impianto, sanguinamento, secrezione purulenta e comparsa di ascessi perimplantari. La protesi dentale si corrode e di conseguenza è destinata a cedere. Il sovraccarico si verifica, invece, quando l’apparato non è in grado di sopportare la sollecitazioni meccaniche a cui viene, ripetutamente, sottoposto nel corso della masticazione o per effetto del bruxismo. Tale condizione è spesso dovuta a una base ossea di qualità e/o quantità non propriamente ottimale. La mancata osteointegrazione si presenta, seppure raramente, nelle fasi successive all’inserimento della protesi. Le cellule dell’osso non vi aderiscono e la saldatura necessaria non ha luogo.

3. Che cosa bisogna fare in caso di perimplantite

La causa principale che conduce alla perdita dell’impianto è di natura batterica e si palesa, nella maggior parte dei casi, a distanza di qualche anno. In tal caso non ti resta che rivolgerti, in tempi brevi, allo specialista di fiducia: una diagnosi non tempestiva e scorretta può, difatti, portare a gravi conseguenze e tra queste si annoverano la compromissione del tessuto osseo e della riabilitazione protesica definitiva. Il medico ti sottopone, quindi, a un’accurata visita di controllo e ti prescrive, in presenza di ascessi, una terapia antibiotica mirata. Vengono successivamente eseguite la levigatura delle porosità (operazione manuale preposta all’eliminazione di eventuali batteri superficiali), l’asportazione del tessuto di granulazione che circonda l’impianto e la pulizia, in sede chirurgica, delle spire implantari contaminate. Questi interventi non sono, però, sempre risolutivi e talvolta lo specialista è costretto a procedere alla rimozione della protesi e successiva sostituzione della stessa con una nuova. Tale procedura a prima vista può apparire semplice, ma le cose sono molto diverse: l’osso sul quale deve essere posizionato l’impianto è corroso e le sue condizioni non sono propriamente le migliori. L’operazione, in virtù della sue delicatezza, viene eseguita dal chirurgo maxillo-facciale che può seguire approcci terapeutici diversi. Generalmente si predilige la tecnica della rigenerazione ossea che consente, attraverso il posizonamento di innesti ossei, di ottenere una buona base di partenza su cui ancorare l’apparato.

4. Perimplantite e prevenzione

La prevenzione quando si parla di perimplantite è fondamentale perché questa affezione, difficile da controllare, viene debellata spesso con molta fatica. La fase più delicata concerne la scelta della protesi da impiantare: questa non deve difatti presentare superfici porose, maggiormente predisposte all’accumulo di batteri. I passi successivi ti coinvolgono, invece, in prima persona: attieniti scrupolosamente alle prescrizioni mediche e sottoponiti a visite di controllo ogni 3/6 mesi. Effettua la corretta igiene quotidiana con l’ausilio delle strumentazioni dedicate (spazzolino, filo interdentale e scovolino) e impiega prodotti a base di clorexidina al fine di azzerare la carica batterica. Non sovraccaricare l’impianto e prediligi, soprattutto all’inizio, alimenti soffici e liquidi. Prenota, infine, sedute di igiene dentale professionale per contenere il deposito di placca sulla superficie della protesi e in corrispondenza dei tessuti perimplantari.

Gengive sensibili al freddo: cause e cosa fare

L’ipersensibilità dentinale è una condizione molto frequente ed è spesso responsabile dei dolori che accusi in corrispondenza di uno o più denti.

Questa affezione, che colpisce generalmente un adulto su sette, deve essere trattata in modo adeguato e tempestivo al fine di contrastare l’insorgenza di gravi complicanze quali per esempio la formazione di carie, gengiviti e parodontiti.

Vediamo nel dettaglio che cos’è l’ipersensibilità dentinale, quali sono le cause di tale condizione e come intervenire in modo naturale e/o definitivo.

Che cos’è l’ipersensibilità dentinale

Questo disturbo può essere definito come una sensazione fastidiosa a carico di uno o più elementi dentali. Può essere considerato la risposta a:

  • stimoli fisici come l’esposizione prolungata al caldo e/o al freddo;
  • stimoli meccanici che si manifestano nel corso delle procedure di igiene orale;
  • stimoli chimici come l’ingestione di alimenti acidi, troppo dolci o salati.

I denti diventano maggiormente sensibili perché lo smalto e la dentina, elementi di protezione, perdono spessore e questo si verifica molto spesso a causa di spazzolamenti troppo aggressivi oppure uso di prodotti non idonei (dentifrici altamente abrasivi). Se avverti una maggiore sensibilità dentinale, contatta quanto prima il tuo odontoiatra di fiducia perché il problema può anche essere altrove. Puoi avere delle carie, un dente rotto o scheggiato o essere affetto da regressione gengivale.

Le cause dell’ipersensibilità dentinale

Le cause riconducibili all’ipersensibilità dentinale sono molteplici e possono essere così riassunte.

  • Indebolimento della superficie esterna del dente a causa di un progressivo logoramento. 
  • Trattamento non adeguato della placca. 
  • Spazzolamento dei denti eseguito con eccessiva forza. 
  • Assunzione di alimenti acidi come pomodori, pompelmi, limoni. 
  • Impiego dei cosiddetti dentifrici sbiancanti.
  • Digrignamento dei denti.

Rimedi naturali per contrastare l’ipersensibilità dentinale

Se non sussistono cause patologiche, allora puoi provare ad alleviare la sintomatologia con uno dei tanti rimedi naturali disponibili:

  • cambia lo spazzolino: uno spazzolino con setole dure può favorire l’insorgenza di una maggiore sensibilità al freddo. La stessa cosa può accadere se usi la versione elettrica di tale strumento. Recati, quindi, in un punto vendita dedicato o in farmacia e acquista uno spazzolino manuale, con setole morbide, o una testina più soffice
  • limita il consumo di alimenti acidi come pomodoro crudo e/o cotto, yogurt, vino, limoni e pompelmi.
  • Impiega prodotti a base di fluoro (dentifrici e/o collutori): questo minerale è, infatti, un importante alleato per i denti. Prende parte al processo di mineralizzazione dello smalto e promuove la formazione di uno strato di fluoruro di calcio, indispensabile per proteggere gli elementi dentali.
  • consuma infusi a base di olio essenziale di chiodi i garofano e/o cannella: tali bevande sono particolarmente indicate nel trattamento dell’ipersensibilità dentinale. Sono da considerarsi ottimi rimedi alternativi il bicarbonato di sodio e i gargarismi con acqua e sale.

I rimedi professionali per trattare l’ipersensibilità dentinale

I rimedi naturali non sempre danno i risultati sperati e questo accade quando vi è un problema diverso a monte. Se il disturbo persiste, devi contattare quanto prima il tuo odontoiatra di fiducia perché è indispensabile una visita di controllo accurata; possono infatti esservi affezioni particolari a carico del cavo orale.

Le tecniche professionali preposte alla riduzione dell’ipersensibilità dentinale richiedono l’uso di prodotti dedicati; questi ultimi vengono impiegati al fine di inattivare i nervi e chiudere i tubuli dentinali che sono la principale fonte del dolore che accusi.

La terapia d’elezione comporta l’impiego di diversi tipi di gel e/o soluzioni orali (nitrato di potassio, floruro di sodio, fosfato o idrossido di calcio), resine o sostanze adesive. Questi elementi sono, altresì, inseriti nei dentifrici specifici per controllare la sintomatologia dolorosa, bloccare i canali e ridurre la sensibilità dei nervi.

Una tecnica alternativa sicura, rapida e indolore per contrastare l’ipersensibilità dentinale si fonda, infine, sull’uso del laser. Tale pratica consente di risolvere definitivamente questo fastidioso disturbo e i primi miglioramenti arrivano già al termine della prima seduta.

Generalmente viene impiegato il laser a erbio che garantisce ottimi risultati in virtù del meccanismo di ablazione termo-meccanica su cui si fonda. Lo strumento viene usato, principalmente, nel corso di tutte le procedure che vedono il coinvolgimento dei tessuti duri del dente (smalto e dentina). Nel caso in oggetto viene, perciò, applicato sugli elementi da trattare con conseguente evaporazione del fluido dentinale che scorre all’interno dei tubuli; questo si traduce, in ultima analisi, in una marcata riduzione del dolore associato all’ipersensibilità.

La prevenzione della gengivite

Ovviamente la gengivite è una patologia assolutamente curabile e in alcuni casi può essere anche prevenuta. Per prevenirla infatti basta modificare di poco le nostre abitudini nel quotidiano come ad esempio pulire per bene i denti dopo ogni pasto, utilizzare fili interdentali, il colluttorio e spazzolini idonei e delicati, evitare l’utilizzo spropositato di sigarette e alcol e ovviamente una delle cose più importanti da fare è quella di andare regolarmente a fare dei controlli dal dentista.

Quando però ormai è troppo tardi e questi metodi risultano essere inutili, bisogna rivolgersi immediatamente ad un medico esperto nel campo che sicuramente sarà in grado di indicarti la soluzione, indicandoti la giusta cura da seguire e saprà toglierti tutti i dubbi a riguardo. Sicuramente un consiglio che possiamo darti è quello di non sottovalutare mai nessun problema fisico, anche quello più semplice e meno fastidioso. Bisogna sempre affrontare questi disagi affidandosi ai migliori esperti nel campo.

Erosione smalto denti. Come recuperare lo smalto dei denti e come evitare che si ripeta.

Cos’è lo smalto dentale

Quando si parla di smalto dentale basta dire che si tratta della sostanza più dura all’intero di tutto il corpo umano. Questa sua caratteristica dipende dal fatto che lo smalto dentale deve durare per tutta la vita e ha con sé la grande responsabilità di mostrare l’aspetto dei denti. La funzione principale dello smalto è quella di fungere come protezione del nucleo interno, morbido e sensibile, dei denti e proteggerlo dall’erosione causata da elementi acidi. La sua consistenza dura e robusta è data dall’elevato contenuto minerale, tanto da avere una resistenza pari alla metà di quella che ha il diamante. Nonostante questo, però, lo smalto dentale si consuma giorno dopo giorno e l’organismo umano non è in grado di ripristinare questa “perdita”.

Cause e conseguenze dell’erosione dentale

Il processo di erosione dello smalto dentale non è visibile ad occhio nudo ma colpisce indistintamente uomini e donne di ogni età, rendendo i denti più sensibili, esposti e vulnerabili. A provocare l’erosione dello smalto sono soprattutto cibi e bevande, poiché questi hanno componenti aggressive che vanno a incidere sul naturale pH orale, causando spesso attacchi da parte di acidi che danneggiano lo smalto dentale. Molti ritengono che l’erosione da acidi dipenda soltanto in casi di alimentazione errata come bevendo bevande molto zuccherate oppure mangiando cibi “spazzatura”. In realtà anche degli alimenti ritenuti sani e delle bibite non dolci possono provocare l’erosione dello smalto, come ad esempio le mele, l’aceto oppure il succo d’arancia.

Il dente nelle fasi iniziali dell’erosione dentale appare “sbiadito”, mentre la punta dei denti sembra quasi trasparente. A seguito dell’erosione dentale, il dente può apparire ingiallito. Questo dipende dal fatto che con l’assottigliamento, la dentina sottostante risulta più facilmente visibile. Un’altra conseguenza della dentina più esposta è la sensibilità dentale che può causare dolori acuti e fitte dopo aver ingerito cibi e bevande fredde o calde. Negli stadi di erosione più avanzati, il dente può presentare delle micro-fessure, mentre i bordi possono mostrarsi irregolari oppure avere delle incrinature.

Recuperare lo smalto dei denti

Una recente scoperta ha reso possibile il ripristino dello smalto dentale, attraverso un tessuto sintetico con struttura e proprietà del tutto simili a quelle dello smalto dei denti. Per combattere la perdita di smalto, dovuta soprattutto all’erosione, gli studiosi hanno elaborato un complesso sistema per produrre apatite, un minerale molto simile a quello dello smalto dentale. L’apatite possiede una struttura in nanocristalli e per favorire il suo sviluppo sono state usate delle proteine dette anche “intrinsecamente disordinate”, perché non si dispongono nello spazio in modo regolare come fanno tutte le altre. Proprio grazie alla loro particolare adattabilità, queste proteine riescono a reagire positivamente con l’apatite favorendone l’espansione. I nanocristalli che formano microscopici prismi crescono formando degli strati che messi insieme possono andare a riempire delle aree più grandi.

L’apatite è un minerale con un enorme vantaggio, ovvero quello di essere resistente agli acidi oltre ad avere una durezza e una rigidità modulabili. I nanocristalli ordinati possono svilupparsi e crescere anche su superfici irregolari e questo li rende adattabili a numerose applicazioni nel settore della medicina rigenerativa comprese riparazione e ricostruzione dello smalto dentale.

Come evitare che si ripeta la perdita di smalto dentale

Una volta effettuato il trattamento di recupero e ripristino dello smalto dentale, è bene prevenire per evitare che si ripresenti il problema dell’erosione dentale. Ovviamente evitare totalmente questo processo è impossibile, perché non si può smettere di mangiare. Tuttavia, è possibile adottare dei comportamenti per evitare che si ripeta l’inconveniente.

Poiché l’erosione dello smalto dentale è causata principalmente da agenti acidi, la prima cosa da fare è cercare di ridurre al minimo il consumo di bibite e cibi molto acidi. Qualora venissero ingeriti questo genere di bevande o alimenti, è bene provvedere effettuando un risciacquo della bocca per contribuire a ristabilire il naturale pH orale, riducendo in questo modo l’erosione causata dagli acidi. Per quanto riguarda l’igiene orale, meglio utilizzare uno spazzolino da denti con setole medio-morbide ed evitare assolutamente di lavare i denti subito dopo aver ingerito alimenti o bevande acidi. Infine, è bene effettuare regolarmente un check-up dentale presso il proprio dentista o specialista di fiducia al fine di controllare lo stato di salute generale della bocca e dei denti. Per qualsiasi dubbio è buona norma contattare il proprio dentista per fissare una visita di controllo.

Dieta per rinforzare i denti: alimenti ricchi di fluoro che aiutano a mantenere i denti sani e combattere la carie.

Avere denti sani, forti e senza carie non è affatto difficile: basta scegliere un’alimentazione corretta, occuparti con attenzione dell’igiene orale quotidiana e cambiare quelle abitudini, apparentemente innocue per la salute della bocca, che invece creano problemi ai tuoi denti.

Gli alimenti ricchi di fluoro svolgono un ruolo fondamentale per la salute del cavo orale, combattendo l’insorgere di placca e carie.

Carie: di cosa si tratta?

Quando l’igiene orale è superficiale o approssimativa, si forma sui denti una pellicola quasi trasparente definita placca. I batteri della placca, reagendo con gli zuccheri e gli acidi degli alimenti che mangi, sono la principale causa della carie. La carie è un’erosione dello smalto e della struttura del dente, che se non adeguatamente trattata può arrivare a toccare il nervo dentale, causando dolori e fastidi forti. Nei casi più gravi, può portare alla devitalizzazione o alla perdita del dente. Per prevenire la carie e mantenere i tuoi denti sani e forti, è importare prestare attenzione anche ai cibi che mangi.

Dieta per rinforzare i denti

La salute della tua bocca e dei tuoi denti, infatti, non dipende solo da una pulizia quotidiana precisa ed attenta, ma anche dagli alimenti che mangi e dalle bevande che scegli. Probabilmente conosci già gli alimenti che fanno bene e quelli che possono favorire l’insorgere di placca e carie ma forse non sai che alcune bevande possono danneggiare i tuoi denti più di quanto immagini. Per praticità, puoi cominciare con il classificare gli alimenti e le bibite che assumi in tre macro categorie: i cibi che contrastano l’insorgere della carie, quelli neutri, che non svolgono alcuna azione, né di contrasto né di sviluppo, e quelli che invece favoriscono la formazione di placca e carie. Le proprietà benefiche degli alimenti possono dipendere sia dalla loro consistenza che dalla loro composizione. Ogni alimento che richiede una masticazione lunga svolge un’azione detergente e massaggiatrice sui denti e sulle gengive, come ad esempio frutta secca, verdure ed ortaggi particolarmente fibrosi, frutta con la buccia e con basso contenuto di zucchero. Grazie alle fibre la produzione di saliva aumenta e dunque gli acidi e gli enzimi vengono allontanati dai denti più velocemente. Gli alimenti ricchi di fluoro sono importantissimi per avere denti sani. L’acqua ed il thè verde (da bere non zuccherato) ne contengono molto. Seguono vino, crostacei, pesce, cereali, tofu, patate, spinaci, semi di girasole, mele, uva. Altro alleato per la salute dei tuoi denti è il calcio, presente in latte e latticini, mandorle, broccoli, fagioli. Il fluoro è inoltre presente nella stragrande maggioranza dei dentifrici disponibili in commercio ed nelle gomme da masticare. È importante non eccedere e non superare le quantità consigliate di fluoro: un uso eccessivo può infatti portare i denti a rinforzarsi eccessivamente, causando una perdita della loro elasticità ed esponendoli ad un maggiore rischio di rotture.

Cibi da evitare per mantenere i denti sani

Probabilmente questo elenco ti piacerà meno, ma in realtà non si tratta di alimenti da eliminare totalmente. Semplicemente, dovrai assumerli combinandoli con quelli ricchi di fluoro, di calcio e di fibre per contrastare l’insorgere della carie, mai come spuntini e possibilmente quando hai la possibilità di lavare i tuoi denti. Dove ciò non è possibile, meglio optare per i cibi e le bevande descritti nel paragrafo precedente. Tutti gli alimenti ricchi di zuccheri favoriscono l’insorgere della carie. Non si tratta solo di dolci, merendine e snack, ma anche di carboidrati complessi, di miele, di frutta molto matura e zuccherina, di caramelle, di bevande gassate e zuccherate. Anche gli alimenti molto acidi, come agrumi, pomodori, caffè causano un indebolimento dello smalto dentale, favorendo di conseguenza l’insorgere della carie. Ovviamente non devi smettere di bere spremute o caffè, che contengono vitamine ed oligoelementi utili all’organismo. Basterebbe utilizzare una cannuccia per evitare il contatto diretto con i denti. Se non fosse possibile, fai almeno in modo di lavare i denti al massimo una mezz’ora dopo aver bevuto queste bevande. Così come esistono alimenti e bevande che favoriscono la produzione di saliva, ne esistono altri che la inibiscono, favorendo lo sviluppo di placca e carie. Si tratta di bevande alcoliche, vino, birra, superalcolici, per cui sarebbe opportuno non eccedere mai nell’uso, e di alimenti dalla consistenza appiccicosa, come caramello, cioccolato, caramelle morbide etc., poiché si attaccano con più facilità ai denti e sono anche più difficili da rimuovere.

Denti sani e senza carie con una corretta igiene orale

È importante sottolineare come una corretta igiene orale riesca a prevenire notevolmente l’insorgere della carie. Oltre ad un dentifricio che contiene fluoro, scegli uno spazzolino adatto che non sia troppo abrasivo. Strofina i denti senza esagerare, dalla gengiva verso la fine del dente, mai in orizzontale o in verticale perché, oltre a non rimuovere adeguatamente la placca, potresti danneggiare le gengive. Usa il filo interdentale e lava i denti dopo ogni pasto. Quando non ti è possibile, opta per gli alimenti anticariogeni e favorisci la produzione di saliva anche con chewing-gum (purché senza zucchero e con fluoro e xilitolo). Infine, vai dal tuo dentista almeno una volta ogni 6 mesi, per una pulizia dentale professionale e per controllare lo stato di salute dei tuoi denti.

Cosa fare quando il dente del giudizio da febbre e il dolore non passa.

I denti del giudizio sono un ricordo delle nostre antiche origini, quando le mandibole erano pronunciate e l’alimentazione si basava sull’assunzione si carne prevalentemente curda.

Si tratta di quattro molari che fanno la loro comparsa tra i sedici e venticinque anni e che, per tale motivo, vengono definiti “del giudizio”. Questo evento può arrecare fastidio al soggetto, fino a trasformarsi in un vero e proprio dolore. In effetti, quando il dente è storto, incluso o disallineato rispetto all’arcata dentaria può essere la causa di sofferenze più o meno acute.

Come bisogna comportarsi quando il dente o i denti del giudizio provocano un dolore che non accenna a passare? Cosa fare quando il dente del giudizio s’infetta provocando febbre e altri malesseri?

Infiammazione dente del giudizio

Intanto cominciamo con il capire quali possono essere le cause che provocano un infiammazione dei denti del giudizio, che sfocia in forti dolori e, addirittura, in febbre.

Una delle ragioni principali che possono creare problemi al dente è proprio legata alla posizione in cui questo si trova. In effetti, se il molare che spunta in età avanzata è sorto o è collocato in una spazio piuttosto ristretto, questa condizione può provocare un’inclusione del dente che non riesce ad uscire ma continua comunque ad esercitare una pressione sui denti vicini, oppure può essere la causa del suo mancato allineamento.

In sostanza, i quattro molari che spuntano trai sedici e i venticinque anni potrebbero non avere lo spazio necessario per aggiungersi agli altri denti, presenti dall’età infantile. Questa carenza di spazio può tradursi in fastidi e dolori così forti, da provocare significative infiammazioni della gengiva, che possono essere placate in modo definitivo solo con l’estrazione del dente del giudizio.

I molari del giudizio possono provocare infiammazioni e infezioni anche a causa della loro posizione nella bocca. In pratica, trovandosi in una zona del cavo orale che viene raggiunta dallo spazzolino (manuale o elettrico) con qualche difficoltà, i denti del giudizio sono caratterizzati da una scarsa igiene, che spiega il motivo per il quale sono tra i denti più soggetti all’attacco dei microrganismi che provocano la formazione di carie e infezioni.

Cosa fare quando il denti del giudizio si infiammano

Se ci accorgiamo che un molare del giudizio sta facendo la sua comparsa e ci rendiamo conto che questo evento porta con sé forti dolori e fastidi, allora è il caso di rivolgersi ad un dentista che saprà individuare la causa del problema, in base alla quale può consigliare di attendere che il dente spunti definitivamente dalla gengiva oppure può optare per un’estrazione.

Intanto, quello che si consiglia di fare, qualora il dolore fosse insopportabile, è di ricorre ai comuni analgesici o anti-dolorifici che alleviano la sofferenza, in attesa che il dente esca o che il dentista proceda con l’estrazione. Anche in questo caso, però, è bene consultare il medico di famiglia che saprà indicare il medicinale più efficace e la terapia de seguire.

Oltre ai comuni antinfiammatori, inoltre, sono presenti in commercio degli spray che vanno spruzzati sulla zona dolente. Si tratta comunque di un medicinale e, come tale, è necessario il consulto del medico, tuttavia ricorda di non ingerirlo e di leggere il foglio illustrativo prima di utilizzarlo.

In entrambi i casi, è sempre bene non abusare dei medicinali e non assumerli mai in quantità superiori a quelle indicate dal medico.

Denti del giudizio doloranti: accortenze da seguire

I bambini dai 6 mesi fino ai 30 mesi di vita conoscono il fastidio che si prova quando un nuovo dentino fa la sua comparsa. Sembrerebbe, poi, che i molari, a causa delle loro dimensioni, siano i più dolorosi e forse anche per questo i denti del giudizio possono provocare sofferenze. Sebbene le cause del dolore potrebbero esser legate a circostanze che richiedono l’intervento del dentista, se l’infiammazione è lieve, anche se costante, si possono adottare alcune accortezze.

In attesa dell’intervento del dentista, infatti, si può ricorre ad alcuni trattamenti che possono essere utili ad alleviare il fastidio, ma soprattutto a evitare di assumere troppi farmaci. Durante la pulizia dei denti, è importante fare attenzione ad eseguire una spazzolatura delicata e non eccessivamente energica, per evitare di infiammare ulteriormente la zona.

Per alleviare il fastidio è possibile anche praticare un leggero massaggio nel punto indolenzito, ma solo per 3 o 4 volte al giorno.

Se l’infiammazione persiste si può disinfettare la gengiva con acqua e sale, in tal caso sarà sufficiente tenere l’acqua salata in bocca spostandola, di tanto in tanto, da una parte all’altra del cavo orale, facendo attenzione a tenerla soprattutto nella zona arrossata. Lo stesso trattamento può essere eseguito anche con l’aceto di mele.

Per combattere l’infiammazione la natura mette a nostra disposizione numerosi rimedi. Esistono, infatti, alcuni frutti o alcune erbe che sono famose proprio per le loro proprietà lenitive ed antinfiammatorie, uno di questi è il cetriolo, ma anche il tè verde, gli oli essenziali e gli spicchi d’aglio.

Se l’infiammazione provocata dal dente del giudizio è tale da determinare l’innalzamento della temperatura corporea con la comparsa di febbre alta, allora siamo di fronte ad un’infezione del dente del giudizio. In questo caso, è necessario rivolgersi al più presto ad un medico perché, questo genere di disturbi, non vanno mai presi alla leggera.