Fistole in bocca: come trattarle

La fistola gengivale consiste in una lesione circoscritta che può provocare fastidi e dolori e che, se non adeguatamente trattata, può dar luogo ad una serie di complicazioni ben più gravi. Consultare il proprio dentista di fiducia è fondamentale in questi casi.
In questo articolo ti illustreremo come riconoscerla in tempo e come intervenire per curarla.

Come si presenta una fistola gengivale

La prima cosa che bisogna sapere è che la fistola non è di per sé una patologia, bensì rappresenta un segnale di un’infiammazione in corso che può derivare dalla presenza di carie, ascessi o di attacchi di batteri nocivi che possono penetrare nella polpa dentale.

La lesione, almeno inizialmente, è di dimensioni limitate e in certi casi può anche essere asintomatica. Presta attenzione, quindi, ai minimi segnali che il tuo corpo ti fornisce: sono indicazioni utili nel caso di esordio di una patologia. Se ti accorgi di avere una fistola, non sottovalutarla e rivolgiti subito al tuo dentista per avere una diagnosi certa e per decidere come trattarla.

La fistola si presenta come un’apertura nel tessuto gengivale o dentale, accompagnata da un evidente stato infiammatorio dell’area circostante, che risulta arrossata, e dalla presenza di un liquido purulento (pus) di colore giallognolo. Nella maggior parte dei casi si parla di una fistola gengivale, sebbene possa manifestarsi anche sulla parete di un dente.

Sintomi della fistola gengivale

Il sintomo più frequente della presenza di una fistola, gengivale o dentale che sia, è senza dubbio il dolore che pervade la zona infiammata e i denti interessati.

Non si tratta però di un sintomo tempestivo, infatti a volte il dolore può sopraggiungere dopo un po’, quando la fistola è già formata. Per questa ragione spesso non viene riconosciuta in tempo o minimizzata, ma con l’aggravamento dell’infezione il buco della fistola diventa più grande, l’arrossamento più deciso e la sensazione di bruciore diviene via via più importante. A questo punto l’infezione è già in corso e bisogna porvi rimedio prima possibile.

Altri sintomi significativi sono la perdita di sangue, gengive gonfie e il fatto di sentire in bocca un cattivo sapore. Se, poi, alla minima pressione percepisci un dolore acuto o, peggio, noti una fuoriuscita di liquido, allora faresti bene a rivolgerti al tuo dentista di fiducia.

Possibili cause della fistola gengivale

Le principali cause di una fistola gengivale possono essere la scarsa o scorretta pulizia del cavo orale, precedenti interventi odontoiatrici mal riusciti, un cattivo stile di vita con abuso di fumo e alcol o un forte indebolimento del sistema immunitario.

Per quanto riguarda l’igiene orale bisogna sempre tenere presente che sulle gengive e tra i denti si accumulano moltissimi residui di cibo, sporco e placca, che favoriscono la proliferazione di colonie di batteri che in certi casi possono penetrare all’interno dei tessuti e irritarli.

Nei casi più eclatanti queste infiammazioni si possono trasformare in carie, in necrosi, in ascessi gengivali, in gengivite o parodontite: tutte conseguenze di una mancata o scorretta pulizia. Per questo motivo è bene tenere i denti sempre ben spazzolati, usare quotidianamente il filo interdentale ed eseguire ogni tanto dei risciacqui con un collutorio specifico.

È proprio il nostro stile di vita e le cattive abitudini che il più delle volte ci possono prendere in contropiede! Per cui bisogna partire proprio da lì per non incappare in questo tipo di patologie.

C’è da dire che esistono però anche dei fattori aggravanti, che possono aumentare il rischio di fistole orali e sono ad esempio il fumo, l’abuso di alcol e una dieta eccessivamente ricca di zuccheri.

Come trattare una fistola gengivale

Nel caso in cui tu abbia il sospetto di avere una fistola in bocca dovrai, per prima cosa, recarti dal tuo dentista che con una semplice visita saprà valutare lo stato della gengiva e consigliarti come procedere per risolvere la lesione nel migliore dei modi.

Ad ogni caso può corrispondere una diversa modalità di intervento, che varia a seconda della gravità della fistola. La prima cosa da fare comunque è rimuovere il liquido contenuto nella fistola e procedere con una pulizia accurata di tutta l’area. Il drenaggio del liquido è necessario per sanificare i tessuti e avviarli verso la guarigione. Per casi non gravi di infiammazioni circoscritte, questo primo step potrebbe essere sufficiente, ma in presenza di una fistola più importante il dentista potrebbe consigliare una terapia antibiotica, al fine di non rischiare un’eventuale ricaduta.

Inoltre, farmaci analgesici e antinfiammatori possono aiutare in una guarigione più rapida, almeno nei primi giorni, anche se non è escluso che qualcuno possa curarsi semplicemente con rimedi naturali come gli impacchi.

Nei casi più gravi, che includono il coinvolgimento del dente nell’infiammazione, allora il dentista dovrà procedere con una devitalizzazione per cercare di arginare i danni prima che la parte infetta possa intaccare altri tessuti sani.

Ricorda, infine, che la via della prevenzione è sempre un’arma validissima contro questo tipo di patologie e che buone pratiche di igiene dentale quotidiana possono limitare l’insorgenza di queste problematiche.

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Edentulia: cause e risoluzione con le protesi dentali

Con il termine edentulia (o edentulismo) ci si riferisce all’assenza, parziale o totale, dei denti. Come è facile intuire, si tratta di una condizione che si viene a creare in età avanzata, sebbene si possa verificare anche in soggetti giovani.

Esistono dei metodi come le protesi dentali che permettono di ovviare al problema fornendo una soluzione sia dal punto di vista pratico che estetico. In questo articolo scopriremo quali sono le cause dell’edentulia e le soluzioni che possono essere proposte a chi ne soffre.

Principali cause dell’edentulia

Partiamo innanzitutto dai motivi e dalle cattive abitudini che possono dar luogo a questa patologia.

Tra le cause più frequenti vi è sicuramente una scarsa igiene orale. Infatti, la mancanza di una pulizia regolare, specialmente quando si verifica per un lungo arco di tempo e si protrae per anni, può far insorgere numerose problematiche che compromettono la salute della bocca.

In casi di mancanza pressoché totale di igiene sin da bambini, l’edentulia può presentarsi ben prima della terza età, interessando anche soggetti più giovani, persino adolescenti e ragazzi, nel caso di carie trascurate che arrivano a causare la caduta del dente malato.

In ogni caso, la principale causa è da imputare alle varie malattie infettive che possono colpire i denti, come parodontiti o gengiviti, che si verificano in condizioni di accumulo di sporco, residui di cibo e indurimento della placca. Fattori aggravanti sono poi il fumo, il diabete mellito, l’artrite reumatoide e l’ipertensione, che possono andare a sfavorire situazioni già problematiche.

L’edetulia si divide in totale o parziale, a seconda che a mancare siano tutti i denti o solo parte di essi, nell’arcata superiore o inferiore. Vediamo i due casi nel dettaglio.

Edentulia totale

Nel caso dell’edentulia totale siamo di fronte a uno stato avanzato di deterioramento progressivo della dentatura che ha portato, con il passare degli anni, alla perdita graduale di tutti i denti.

Le conseguenze dell’edentulia totale non sono circoscritte alla difficoltà di masticazione, ma coinvolgono anche alterazioni dell’assetto facciale: mancando nelle guance e sulle labbra il sostegno interno che dovrebbe essere fornito dai denti, la pelle risulta più afflosciata e si modifica il precedente equilibrio tra collo, mandibola e testa.

Purtroppo le ripercussioni dell’edentulia totale non finiscono qui, perché può andare a influenzare molte altre sfere del benessere dell’individuo, dal punto di vista psicologico e sociale. La mancanza dei denti non è infatti ben vista nella nostra società e questo può andare a minare la propria autostima, l’immagine di sé e creare un notevole disagio in varie occasioni di vita sociale.

Al giorno d’oggi si può cercare di correggere questa condizione attraverso protesi e impianti dentali, sia fissi che mobili, che in pratica costituiscono l’unica via per tornare a masticare in maniera funzionale e per vivere una vita socialmente attiva senza vergogne nè disagi.

Edentulia parziale

Nel caso in cui l’edentulia interessassi solo parte dell’arco dentale e non la totalità dei denti, si parla allora di edentulia parziale.

Si tratta comunque di uno stato già molto compromesso che può con il tempo portare all’edentulia totale.

L’edentulia parziale si distingue in due ulteriori classificazioni: edentulia distale e intercalata.
Il primo caso, quello distale, è meno grave sia dal punto di vista della funzionalità che da quello estetico, e si verifica quando manca l’ultimo dente molare che si trova in fondo all’arco dentale, per cui in un punto poco visibile.
Nell’edentulia intercalata, invece, si può notare un buco tra due denti. I soggetti affetti da edentulia parziale possono migliorare il decorso del decadimento dentale impegnandosi nell’adozione di nuove abitudini di igiene, smettendo di fumare, limitando l’apporto di zuccheri nella dieta e facendo regolari controlli dal dentista.

L’importanza della cura e dell’igiene dentale

Si dice che la prevenzione sia sempre la prima via di cura di una malattia e, anche in questo caso, l’adozione di buoni comportamenti di pulizia e l’instaurarsi di un’abitudine quotidiana all’igiene orale può fare da ago della bilancia tra la salute e la malattia. Quindi, ecco qui una breve lista di ottimi consigli da seguire per prevenire eventuali patologie dentali, o comunque per migliorare situazioni delicate:

  • Spazzolare i denti almeno 2 volte al giorno
  • Usare il filo interdentale
  • Eseguire dei risciacqui con un collutorio specifico
  • Limitare l’assunzione di zuccheri
  • Prenotare visite regolari dal dentista
  • Sottoporsi alla pulizia dentale professionale 2 volte all’anno

Per finire, è fondamentale trasmettere l’insegnamento di queste buone pratiche di igiene ai bambini sin dalla più tenera età, affinché imparino che la salute, non solo dentale ma di tutto l’organismo, passa attraverso la cura di sé e attraverso la prevenzione costante e duratura nel tempo.

Protesi dentali come rimedio all’edentulia

Una delle soluzioni più utilizzate per risolvere il problema dell’edentulia, sia parziale che totale, sono le protesi dentali. Le protesi utilizzate modernamente possono essere mobili o fisse (applicate tramite impianto). Sono realizzate con materiali come zirconia, ceramica e composito, resistenti e che danno una sensazione naturale al paziente. In questo modo grazie alle protesi dentarie sarà possibile risolvere il problema di edentulia con una soluzione stabile e duratura.

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Ascesso dentale - sintomi e rimedi

Ascesso dentale: sintomi e rimedi

Cos’è esattamente un ascesso dentale e come si cura? In questo articolo vi illustreremo passo per passo tutti i dettagli riguardanti questa patologia, dai primi sintomi alla terapia da seguire per non incorrere in complicazioni e ricadute.


Cos’è un ascesso dentale?

Con il termine di ascesso ci si riferisce a un’infezione che colpisce l’interno del dente o della gengiva e che provoca un rigonfiamento carico di liquido batterico, solitamente di colore giallognolo. Distinguiamo due tipologie di ascesso: quello gengivale (o parodontale) che colpisce la struttura di sostegno del dente e si manifesta sulla gengiva; e quello dentale-periapicale, che invece coinvolge il dente vero e proprio e spesso è dovuto ad una carie trascurata. Al primo segnale di dolore, il consiglio è senza dubbio quello di prenotare tempestivamente un controllo dal tuo dentista, che, attraverso un’accurata osservazione dello stato della bocca e dei denti, ed eventualmente anche ricorrendo ad una radiografia, ti saprà dire di cosa di tratta e consigliarti la cura migliore.


Sintomi dell’ascesso dentale

Ma come ci si accorge di avere un ascesso? I sintomi sono inequivocabili perché si tratta di un’infezione particolarmente dolorosa. L’area della gengiva è, infatti, ricca di terminazioni nervose ed è molto vascolarizzata, per cui la percezione del dolore è molto forte. Attraverso l’osservazione è poi facile notare un rigonfiamento sulle pareti gengivali. Ulteriori sintomi possono essere una sensibilizzazione al caldo e al freddo, la difficoltà di masticazione e un gonfiore ai linfonodi del collo. Talvolta un ascesso può dare anche febbre e malessere generale. Non si tratta certo di sintomi trascurabili, per cui è bene intervenire nell’immediato, prima che l’infezione possa danneggiare i denti e l’osso, causando un’infezione diffusa.


Principali cause e fattori di rischio

Ma quali sono le ragioni per cui si può manifestare un ascesso dentale? Trattandosi di un’infezione, i principali responsabili sono i batteri che proliferano all’interno della bocca e che talvolta possono penetrare nel dente e irritarlo. L’ascesso non è altro che la risposta del nostro organismo per difendersi da questi attacchi batterici. Talvolta i residui di cibo possono favorire la proliferazione delle colonie batteriche e, in generale, una pulizia orale poco accurata non aiuta di certo la salute della bocca. Altri fattori di rischio non direttamente collegati, ma che possono influire negativamente sulla comparsa di un ascesso, sono il diabete, il reflusso gastroesofageo, l’abuso di alcol, il fumo e l’assunzione continuativa di cortisone.


Come si cura un ascesso dentale

Passiamo ora a parlare dei rimedi che esistono per curare l’ascesso dentale. Chiaramente il percorso di guarigione da seguire varia in base alla gravità dell’infezione e il tuo dentista di fiducia saprà valutare precisamente lo stato dell’ascesso e consigliarti la terapia migliore. Prima di tutto, bisognerà intervenire con una pulizia adeguata dell’area interessata, per poi passare al drenaggio del liquido purulento contenuto nell’ascesso. La fuoriuscita del liquido è necessaria per risanare la zona dall’infezione. Il dentista potrebbe inoltre consigliarti di prendere degli antibiotici, per evitare eventuali ricadute e combattere del tutto l’infezione. Se il dente è particolarmente coinvolto, potrebbe essere inevitabile un trattamento di devitalizzazione e otturazione e, solamente nei casi più gravi, si arriva a parlare della rimozione del dente. Si tratta di un’eventualità abbastanza rara, che comunque si può correggere con l’installazione di una protesi estetica.


Igiene e prevenzione

In generale, in tutti i casi di infezione la parola d’ordine per guarire, ma anche per prevenirne l’insorgenza, è igiene. Se vuoi evitare qualsiasi problematica a livello della bocca e del cavo orale, è bene mettere in atto comportamenti di pulizia che devono essere quotidiani. Quindi, lavarsi accuratamente i denti usando il filo interdentale ed eseguire risciacqui con un collutorio specifico è la via di prevenzione migliore che puoi seguire! Infine, ricorda che i controlli regolari dal dentista e la pulizia dei denti fatta dall’igienista (almeno 2 volte l’anno) possono aiutarti a prevenire qualsiasi complicazione.


L’ascesso dentale nei bambini

L’ascesso dentale è una patologia infettiva che può interessare non solo gli adulti, ma anche i bambini. Come agire quando l’ascesso colpisce i più piccoli?
Non preoccupiamoci: le cause, i sintomi e le cure sono gli stessi che negli adulti; l’unica differenza è che il nostro piccolo paziente avrà bisogno di più attenzione per sopportare la percezione di un dolore così intenso.
Per aiutarlo possiamo applicare del ghiaccio o degli impacchi di camomilla sulla zona dolorante e fargli fare dei risciacqui tiepidi con acqua e sale per disinfettare la bocca. Inoltre, è bene farlo riposare con la testa sollevata, aiutandoti con dei cuscini, per dare un minor afflusso di sangue alla testa e diminuire, quindi, la sensazione di dolore.

Come per gli adulti, anche nei bimbi è fondamentale l’insegnamento di tutte le pratiche di igiene orale da ripetere almeno due volte al giorno sottolineando l’importanza di tenere pulita la bocca con spazzolino, dentifricio e filo interdentale. Per finire, non dimenticare che un’alimentazione sana, che non preveda l’assunzione eccessiva di bevande zuccherate e dolci, sta alla base del benessere non solo dentale ma di tutto l’organismo.

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Cosa sono gli impianti zigomatici

Gli impianti dentali sono apparati volti a sostituire uno o più denti naturali con unità artificiali. Le soluzioni proposte sono molteplici, ma in caso di eccessiva perdita d’osso non rigenerabile si propende, previo parere dello specialista, per un impianto zigomatico.

Vediamo, dunque, di che cosa si tratta, quali sono le principali differenze con i sistemi tradizionali e quando si può caricare la protesi. Nella seconda e ultima parte ci soffermiamo, invece, sul profilo del paziente ideale e possibili effetti indesiderati di un intervento di questo genere.

Impianti zigomatici: che cosa sono

Gli impianti zigomatici sono particolari impianti dentali da utilizzarsi in caso di un’importante perdita di struttura ossea non rigenerabile con l’ausilio di altre tecniche chirurgiche. L’osso mascellare di scarsa qualità e quantità non può, difatti, essere caricato con i tradizionali dispositivi poiché manca la base dove l’apparato si fissa e avviene l’osteointegrazione. Gli impianti zigomatici sfruttano, invece, l’osso dello zigomo al quale vengono fissati diagonalmente.

La tecnica chirurgica degli impianti zigomatici prevede un’analisi preliminare che, tramite indagini radiologiche, fotografie ed eventuali calchi, consente di programmare le fasi successive.

L’intervento vero e proprio prevede l’inserimento nel tessuto osseo degli impianti in titanio (viti con dimensioni da 2 a 5 centimetri), alla cui estremità si trovano delle viti di guarigione che chiudono l’impianto. Dopo una fase di circa tre mesi, necessaria per consentire all’impianto di osteointegrarsi, tali viti di guarigione sono asportate, per poter procedere con l’applicazione del pilastro su cui viene cementata la corona protesica provvisoria. Dopo un periodo di tempo variabile e dipendente dalle condizioni dell’osso zigomatico, viene applicata la protesi dentaria definitiva.

Tale metodica permette di evitare l’innesto di tessuto osseo, una modalità particolarmente complessa e che richiede tempi molto lunghi, sia a causa del prelievo di tessuto da un’altra parte del corpo, sia per le tempistiche necessarie per consentire che l’innesto attecchisca. In caso di intervento con impianti zigomatici viene offerto il grande vantaggio di avere a disposizione una dentatura utilizzabile dopo pochi giorni dall’intervento, senza alcuna attesa.

La percentuale di successo di questa tecnica di implantologia è compresa tra il 96% e il 98% dei casi, a dodici anni dall’intervento; si tratta di valori altissimi che confermano la validità e l’efficacia di tale metodica.

Le principali differenze tra impianti tradizionali e zigomatici

L’impianto tradizionale viene fissato all’osso mascellare, mentre lo zigomatico all’osso dello zigomo (arco osseo della guancia). Il diverso punto di ancoraggio si riflette, inoltre, sulla lunghezza complessiva dell’apparato: il tradizionale non supera i 18 mm, mentre lo zigomatico arriva a sfiorarne 55mm perché deve raggiungere un osso sito più in alto.

L’impianto zigomatico possiede, infine, elevate probabilità di successo perché l’osso garantisce ottime condizioni di osteointegrazione e non è soggetto a deterioramento riconducibile a età, patologie del cavo orale e mancanza di elementi dentali. L’intervento viene eseguito in anestesia locale e sedazione cosciente ed è, dunque, più invasivo rispetto a quello richiesto per gli impianti tradizionali.

Impianto zigomatico e carico della protesi

L’intervento per l’inserimento di impianti zigomatici è più complesso, ma ciò non significa che tu debba attendere per caricare la protesi. Questi apparati sono, infatti, generalmente a carico immediato e la protesi provvisoria può essere inserita al termine dell’intervento chirurgico permettendoti così di tornare immediatamente alla vita di tutti i giorni. Il dispositivo definitivo viene, invece, fissato al termine del processo di osteointegrazione e cicatrizzazione della gengiva e dei tessuti intorno all’impianto.

I migliori candidati per un impianto zigomatico

Prima di sottoporti a un intervento di implantologia dentale, devi rivolgerti al tuo odontoiatra di fiducia per un’accurata visita di controllo. Lo specialista valuta, in tale sede, le condizioni del cavo orale e stima con precisione la quantità d’osso e la relativa densità mediante radiografia e altri accertamenti di ultima generazione; l’età e lo stile di vita completano il quadro clinico in modo tale da definire il trattamento più indicato al tuo caso.

In linea generale, le persone anziane prive di denti da molto tempo rappresentano i candidati migliori per gli impianti zigomatici.

Impianti zigomatici: effetti indesiderati dell’intervento chirurgico

L’intervento dura alcune ore e non presenta particolari effetti indesiderati; al termine della procedura puoi accusare dolore e gonfiore in corrispondenza della parte offesa, ma entrambe le condizioni regrediscono spontaneamente nell’arco di alcuni giorni. Segui la terapia antibiotica prescritta dallo specialista e usa ghiaccio e antidolorifici per ridurre la sintomatologia dolorosa.

Effetti collaterali dell’impianto

  • Sinusite. Mal di testa, costipazione, eccessiva produzione di muco, dolori al volto sono gli effetti collaterali più comuni dopo l’intervento. Si possono alleviare anche con semplici lavaggi nasali o con suffumigi a base di oli essenziali di menta ed eucalipto
  • Fistola oro-sinusale. In genere, la lesione tubolare di tipo patologico dovrebbe regredire da sola o altrimenti bisognerà ricorrere ad un intervento chirurgico non invasivo
  • Necrosi della parte superiore dell’impianto
  • Variazione della sensibilità dei denti
  • Fallimento dell’osteointegrazione. 

I vantaggi degli impianti zigomatici

Gli impianti zigomatici possiedono una lunga serie di vantaggi che possono essere così riassunti.

  • Riduzione delle tempistiche
  • Successo garantito nella maggior parte dei casi
  • Possibilità di carico immediato
  • Costi contenuti rispetto alla ricostruzione ossea.

Quali sono gli svantaggi di questa tecnica

Si ricorda comunque che l’implantologia zigomatica è una tecnica che presenta anche alcuni svantaggi. Innanzitutto sono pochi i chirurghi esperti in tale tecnica. Di conseguenza gli studi odontoiatri che la propongono al pubblico effettuano l’intervento chirurgico in collaborazione con ospedali internazionali oppure specialisti, mentre si occupano da soli della pianificazione protesica.

Rispetto agli interventi di innesto osseo, l’inserimento degli impianti zigomatici si caratterizza per essere più doloroso perché il disagio post-operatorio è di livello medio-alto. In genere il dolore è presente per una settimana in media e viene curato con i normali antidolorifici.

Quanto dura un impianto zigomatico?

L’impianto zigomatico dura mediamente 10-15 anni, ma non è possibile fare alcuna previsione a priori perché tutto dipende da molteplici fattori tra cui l’età del paziente.

L’apparato infatti è destinato a durare tutta la vita nelle persone più anziane, mentre nei soggetti più giovani è indispensabile considerare la naturale usura nel tempo.

Se desideri conservare l’impianto zigomatico il più a lungo possibile, ricorda di condurre uno stile di vita sano ed eseguire correttamente le procedure di igiene orale. Il rispetto di queste semplici regole è, infatti, fondamentale se non vuoi rischiare di dovere sostituire prematuramente l’apparato.

Rimozione prematura dell’impianto zigomatico

La rimozione prematura dell’impianto zigomatico è indispensabile in presenza di fallimento precoce e tardivo. Nel primo caso, la mancata o non sufficiente osteointegrazione dell’ausilio può compromettere la guarigione delle ferite richiedendo, quindi, l’estrazione del dispositivo entro alcuni mesi dalla sua installazione. Il fallimento tardivo può, invece, presentarsi in qualsiasi momento in virtù di errori prostetici, stili di vita inadeguati e perimplantite (infezione batterica nell’area circostante l’impianto).

Rimozione dell’impianto zigomatico conseguente a frattura

L’impianto zigomatico talvolta deve essere rimosso per frattura dello stesso. La rottura può verificarsi in qualsiasi momento a seguito di errata pianificazione dell’ausilio o svitamento ed eccessiva sollecitazione, riconducibile alla masticazione.

Occorre però precisare che eventi di questo genere sono in realtà molto rari, anche se non impossibili: nella maggior parte dei casi sono imputabili a svitamento con conseguente perdita di stabilità da parte della protesi.

Conclusioni

Gli impianti zigomatici sono particolari impianti dentali da utilizzarsi in caso di marcata perdita d’osso non rigenerabile con l’ausilio di altre procedure.

Vengono generalmente inseriti a seguito di un’accurata visita di controllo e accertamenti dedicati volti a stimare le reali condizioni in cui versano il cavo orale e l’osso.

L’intervento di applicazione degli impianti zigomatici, più invasivo rispetto alle tradizionali tecniche di implantologia dentale, viene eseguito in anestesia locale e sedazione cosciente e ti consente di tornare a casa, il giorno stesso, con una protesi provvisoria (carico immediato). Il dispositivo definitivo viene, quindi, fissato al termine dei processi di osteointegrazione e cicatrizzazione di gengiva e tessuti.

Cosa fare dopo l’impianto? Consigli e norme igieniche

Ti sei sottoposto da poco ad un intervento di implantologia dentale e ora sei alle prese con il tipico decorso post operatorio.

Devi sapere che questo genere di interventi, nonostante il progresso tecnico e scientifico, possono destare ancora qualche piccola preoccupazione. Ecco perché è necessario seguire alcune regole durante il periodo successivo all’intervento per poterne determinare la buona riuscita.

In questo articolo andremo a spiegare quali sono le pratiche da seguire dopo un intervento di implantologia. Si tratta di consigli che possono aiutare a superare al meglio il decorso post operatorio e i tipici dolori che colpiscono la zona trattata.

Quali sono i farmaci da utilizzare

L’impianto dentale, come abbiamo già anticipato, rientra tra gli interventi di chirurgia a tutti gli effetti. Si tratta di una procedura molto meno invasiva rispetto al passato ma, ovviamente, ha bisogno del supporto del paziente che deve sapersi ben comportare.

I farmaci, nel periodo successivo all’operazione, diventano necessari solo se vi è un dolore insostenibile e temporaneamente invalidante. Sarà il medico a prescrivere ogni rimedio farmacologico adatto ad alleviare il dolore. A tutto ciò, però, vanno aggiunte anche delle buone pratiche. Infatti sono proprio queste a svolgere la maggior parte del lavoro.

Un esempio? Prova a mettere una borsa di ghiaccio sulla guancia, cioè, in direzione della zona dolorante. Effettuando questa operazione ad intermittenza, cioè, quindici minuti si e altri quindici no, durante le prime ore dopo l’intervento potrai ridurre il gonfiore tipico. Si consiglia sempre di non esagerare nella pressione del ghiaccio contro la guancia poiché è possibile incorrere in effetti dannosi.

Attenzione all’alimentazione

Uno degli aspetti più importanti è cosa mangiare dopo l’installazione di un impianto dentale.

Durante il decorso post operatorio, nello specifico, durante le prime 24 ore dall’intervento dovrai concederti una dieta fredda e liquida. Il gelato, ad esempio, è un alimento perfetto per combattere i dolori e anestetizzare la ferita in poco tempo.

I giorni successivi, invece, dovrai riabituarti a mangiare qualcosa di solido ma attenzione, la dieta deve essere sempre tiepida e morbida. Non puoi mangiare chips o croste di pizza: questi cibi infatti possono creare problemi alle gengive e alcune briciole potrebbero anche insinuarsi tra gli spazi liberi nell’impianto.

Infine va assolutamente evitato cibo caldo e bollente. Infatti tali pietanze possono facilitare il sanguinamento dovuto alla dilatazione dei vasi sanguigni.

L’importanza dell’igiene orale

Cosa succede quando ci si sottopone ad un intervento di impianto dentale? Sicuramente i denti cambiano materiale, diventando di porcellana o zirconio, e saranno ancorati alla bocca da viti. Se pensi che l’igiene debba essere più “leggera” ti sbagli di grosso.

È stato dimostrato da diversi studi che un impianto per essere duraturo nel tempo, necessita di una buona igiene orale. Un aspetto importante è quello relativo alle viti. Anche se i batteri non possono aggredire le parti in superficie, possono, invece, aggredire l’osso che sorregge viti e impianti, quindi, diminuirne la stabilità. Cosa bisogna fare?

È necessario, dopo ogni pasto principale, spazzolare i denti naturali e non, con un dentifricio possibilmente con funzione antibatterica. Va seguito un movimento ben preciso, partendo dalle gengive e andando verso i denti. Questa pratica deve essere ripetuta per almeno un paio di minuti sia dall’esterno che dall’interno.

Attenzione anche agli spazi tra i denti e tra la protesi e le gengive. Proprio in questi piccoli pertugi si creano accumuli di batteri nocivi. Se con lo spazzolino non si riesce a pulire a dovere la zona, allora, è bene affidarsi a scovolini, oppure, al filo interdentale.

Un altro spazzolino adatto per favorire la pulizia è quello sulculare. Si tratta di uno strumento morbido in grado di tenere il solco gengivale libero da residui di cibo e accumuli di batteri.

Infine puoi optare per l’irrigatore o l’idropulsore. Si tratta di strumenti elettrici in grado di spruzzare una certa quantità d’acqua sulla superficie dentale, gengivale e tra tutti gli spazi presenti nell’impianto.

Ogni manovra di pulizia eseguita necessita, alla fine, sempre di uno sciacquo con un buon colluttorio. Questo è in grado di ridurre la placca batterica e in più può favorire una sensazione di freschezza prolungata in bocca.

Come puoi vedere l’impianto dentale non è difficile da preservare. È importante, però, acquisire sempre maggiore pratica nelle operazioni di manutenzione. Solo così potrà durare negli anni senza alcun problema.

Impianti dentali: cosa devi sapere sull’All on four

All on four: cosa sapere su questi impianti

Negli ultimi anni sono stati fatti importanti passi in avanti per quanto concerne le tecniche di implantologia dentale migliorando la qualità della vita dei pazienti che necessitano questo tipo di interventi.

Oggi una delle soluzioni da prendere in considerazioni quando è necessario un impianto dentale è l’All on Four.

Si tratta di una nuova tecnica di implantologia dentale che si dimostra adatta soprattutto per quei pazienti che hanno perso tutti i denti su una, oppure su tutte e due le arcate. Si tratta di una vera e propria rivoluzione del settore in quanto, fino a qualche tempo fa, per queste problematiche non c’erano protesi fisse, ma soltanto quelle mobili con tutte le problematiche collegate.

Questo approccio innovativo prevede l’innesto di quattro impianti posizionati in maniera strategica in diverse zone della mascella oppure in alternativa anche della mandibola. L’importante è scegliere una zona che presenti una certa quantità di osso per garantire durata e resistenza.

In particolare, una volta individuati i punti ottimali, si vanno ad inserire i quattro impianti sui quali viene fissata la protesi fissa che ovviamente permette molti più vantaggi sia durante la masticazione che nei rapporti sociali.

Un ulteriore vantaggio dell’All on four, è rappresentato dalle dimensioni più ridotte dell’impianto. Questo consente di avere una migliore masticazione e soprattutto di poter esercitare una maggiore forza e quindi poter degustare piatti e tipologie di cibo per così dire più duri.

Insomma, la tecnica All on four si pone l’obiettivo di darti un impianto che sia del tutto simile ai denti veri sia dal punto di vista estetico che per quanto riguarda la funzionalità.

Si può sempre fare l’impianto all on four?

Per l’utilizzo di questa tecnica non ci sono particolari preclusioni se non alcuni vincoli oggettivi.

Innanzitutto, è importante disporre di un certo quantitativo di osso dove inserire gli impianti previsti.

In aggiunta, il paziente non deve essere affetto da patologie come diabete mellito o ipertensione arteriosa. In realtà in queste situazioni sarà il medico a valutare con attenzione ogni caso specifico.

Altro aspetto essenziale da soddisfare per poter pensare all’All on four è l’igiene orale. Se questa non è stata osservata sufficientemente in passato, sarà necessario allinearsi alle abitudini igieniche previste per il cavo orale e, soltanto dopo un periodo di stabilizzazione, ci si potrà sottoporre all’intervento previsto per il fissaggio dell’impianto.


E il dolore?

Trattandosi di un vero e proprio intervento spesso ci si chiede se ci sarà dolore e in quale misura.

Il dolore è un aspetto piuttosto soggettivo per cui può variare da paziente a paziente. Tuttavia, nel caso ci fosse dolore, il medico saprà consigliarvi o eventualmente prescrivere la giusta soluzione. Resta comunque il fatto che nella stragrande maggioranza dei casi, il dolore, se presente, svanisce entro le 48 ore dall’intervento.

Consigli per il post intervento

E’consigliabile nei giorni successivi all’intervento osservare il riposo evitando sforzo fisico intenso. Inoltre, per minimizzare i tempi di recupero e soprattutto l’eventuale dolore insorto, si possono utilizzare impacchi di ghiaccio da appoggiare sulla zona trattata. Questo permetterà anche di prevenire la possibile formazione di ematomi o edemi.

Per qualche giorno sarebbe meglio non utilizzare lo spazzolino da denti per pulire la superficie della ferita. E’consigliabile invece l’utilizzo del colluttorio per l’igiene orale.

Un capitolo a parte riguarda i fumatori i quali dovranno certamente evitare le sigarette soprattutto nei primi giorni dopo l’intervento perché il fumo potrebbe comportare conseguenze negative sul percorso di guarigione della ferita.

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