Ricostruzione ossea mascellare in implantologia dentale: quando è necessaria, tempi e rischi

La rigenerazione ossea dentale è un intervento che viene effettuato su pazienti che non possiedono un tessuto osseo sufficiente per l’implantologia dentale nella mandibola oppure nella mascella.

Le tecniche per la procedura di rigenerazione ossea dentale sono diverse ma l’obiettivo comune è quello di realizzare un supporto artificiale adeguato così da rendere possibile la sostituzione dei denti che mancano. Per la rigenerazione ossea dentale bisogna inserire delle radici in titanio direttamente nell’osso mascellare oppure in quello mandibolare. Su queste radici artificiali andranno poi applicate delle protesi fisse che riproducono esattamente e alla perfezione i denti.

Ricorrere alla chirurgia ricostruttiva dell’osso può dipendere da caratteristiche fisiche congenite del paziente oppure la procedura può essere necessaria quando i danni sono provocati da agenti esterni come la scarsa o assente igiene dentale nel tempo.

Molti pazienti che richiedono un intervento di rigenerazione ossea dentale sono affetti da problemi come la parodontite, una malattia che viene provocata dalla mancata o errata pulizia del cavo orale. Questo comportamento, sul lungo periodo, può provocare la recessione gengivale e la perdita dell’osso, a causa dell’infiltrazione di placca che va ad attaccare anche i tessuti più interni.

Se la rigenerazione ossea dentale riguarda la mascella, l’intervento viene anche chiamato “rialzo seno mascellare”, poiché per realizzarlo viene inserito un impianto che aumenta il volume dell’osso.

Materiali utilizzati per la ricostruzione ossea mascellare

I materiali utilizzati per il riempimento possono essere di diversi tipi:

  • Innesti autologhi, ovvero prelevati dai tessuti ossei del paziente stesso. In questo caso le ossa possono essere prese sia da mento o mandibola, quindi da aree intra-orali, sia dall’anca o dalla scatola cranica, quindi da aree extra-orali.
  • Innesti omologhi, ovvero prelevati da tessuti ossei della specie umana, ma da individui diversi, quindi, praticamente da cadaveri.
  • Innesti eterologhi, cioè prelevati da tessuti ossei non appartenenti alla specie umana. I più utilizzati sono quelli di bovino deproteinizzato, cioè privati della loro componente organica con un processo di liofilizzazione, per minimizzare il rischio di rigetto.
  • Innesti di biomateriali compatibili, cioè tessuti ossei di materiale sintetico. Grazie all’irrorazione sanguigna questo innesto verrà inglobato in maniera del tutto naturale nell’osso originario.

I tempi della rigenerazione ossea dentale

Le tecniche per effettuare gli interventi di ricostruzione ossea dentale possono essere diverse, la scelta dipende anche dalla gravità del problema oltre che dalle caratteristiche fisiche di ogni paziente.

Quando si effettuano interventi come il rialzo seno mascellare, all’osso rimasto viene applicata una sorta di membrana in grado di essere riassorbibile oppure in alternativa si usa una griglia in titanio, sotto la quale è inserito un materiale di riempimento. Oltre a queste tecniche si possono anche usare degli autotrapianti oppure utilizzare del materiale osseo esterno, non proveniente dal corpo del paziente. In tutti e due i casi, comunque, il materiale di riempimento rappresenta la base su cui dovrà formarsi il nuovo tessuto osseo.

La rigenerazione ossea dentale utilizzando l’auto-trapianto ha tempi di ripresa piuttosto lunghi, perché l’intervento è molto articolato e complesso. Inoltre, deve essere prelevato materiale osseo da un punto del corpo del paziente e questo comporta un’ulteriore piccola operazione. Gli interventi chirurgici, ovviamente, devono avvenire in due momenti differenti. Con l’auto-trapianto, inoltre, si potrebbero verificare delle crisi di rigetto, anche il rischio è piuttosto basso.

Per ridurre le tempistiche di recupero e quelle dell’intervento stesso molti specialisti preferiscono usare un materiale biocompatibile ma sintetico per il riempimento. In questo caso si parla di intervento con “tecnica eterologa”. Quando il tessuto sintetico riceverà il sangue del paziente, si avvierà un processo, in maniera naturale, per inglobarlo con l’osso sottostante al quale è stato attaccato. I tempi per l’intervento hanno una media di circa 7 ore, mentre quelli di recupero del paziente sono decisamente più rapidi rispetto alle operazioni di autotrapianto.

I rischi della rigenerazione ossea dentale

I margini di rischio relativi agli interventi chirurgici per la rigenerazione ossea dentale sono intorno allo zero. Affinché tutto proceda in maniera positiva è necessaria un’anestesia totale e l’intervento deve essere effettuato da un professionista esperto nel settore, con un’ampia e profonda conoscenza dei trattamenti di ricostruzione ossea dentale.

Per scongiurare maggiormente i rischi di rigetto o di altri problemi, gli specialisti devono essere sempre attenti e aggiornati sulle novità relative al mondo dell’odontoiatria. Uno dei materiali scoperti di recente è il “Bio-Oss”, un tessuto sintetico che permette di ricostruire l’osso mancante sia dal seno mascellare che dalla mandibola.

Il Bio-Oss è un osso bovino sottoposto prima a liofilizzazione e successivamente va effettuato un processo di denaturazione affinché la componente organica sia completamente eliminata.

In questo modo, il materiale diventa perfettamente sicuro e risulta essere biocompatibile con l’organismo umano. Quando il Bio-Oss verrà impiantato, sarà irrorato di sangue per creare un coagulo da cui potrà svilupparsi in modo naturale un nuovo osso per l’individuo.

L’unico rischio che può derivare dall’utilizzo di questo materiale è la scarsa irrorazione del sangue. Questo inconveniente potrebbe avere degli effetti negativi relativi all’inglobamento del Bio-Oss e quindi anche sulla possibilità di rigenerare il nuovo osso naturale del paziente. Per eliminare questo fattore di rischio basta rivolgersi a medici specialisti esperti, meglio ancora se con una percentuale di successo totale.

I tempi di guarigione

La ripresa dall’intervento di ricostruzione ossea variano a seconda della tipologia di operazione effettuata. Per l’autotrapianto i tempi si allungano ed è necessario un trattamento riabilitativo. Per gli interventi con materiali biocompatibili e sintetici, i tempi di guarigione sono di circa 30 giorni. Prima della stabilizzazione dell’innesto osseo occorre però aspettare un periodo variabile tra i 6 mesi e un anno, oltre il quale sarà poi possibile effettuare l’implantologia dentale.

Perdita di un impianto dentale: cosa si può fare e come garantirsi che non si ripeta questo evento.

Perdere un impianto dentale non è così impossibile come può sembrare e quest’eventualità deve essere sempre tenuta in considerazione nel momento in cui decidi di sottoporti a un intervento di implantologia.

Vediamo nel dettaglio quali sono le principali cause che concorrono alla caduta della protesi dentale, come interviene lo specialista e quali accortezze devi seguire per evitare che un evento di questo tipo si ripeta.

1. Gli accorgimenti per ridurre al minimo il rischio di perdita di un impianto dentale

Seguire i seguenti accorgimenti è fondamentale per contenere il rischio di perdita di un impianto dentale. – Raccogli più informazioni possibili sulla protesi da installare. – Scegli con attenzione lo specialista in chirurgia maxillo-facciale che deve eseguire l’intervento. – Sottoponiti a controlli programmati. – Esegui esami radiografici. – Dedica il giusto tempo alla corretta igiene quotidiana. – Recati da un’igienista dentale con cadenza trimestrale. – Segui attentamente le indicazioni del chirurgo al fine di conservare al meglio l’impianto.

2. Le principali cause che conducono alla perdita di un impianto dentale

La perimplantite è un disturbo analogo, in un certo senso, alla piorrea e alla parondite. L’osso, deputato a sostenere l’impianto, si deteriora e l’apparato, non avendo l’adeguato sostegno, cade. Le cause responsabili di un simile evento sono molteplici e possono essere così riassunte. – Infezione batterica all’interno del cavo orale. – Sovraccarico dell’impianto. – Mancata osteointegrazione. – Imperizia da parte dello specialista. – Impiego di materiali biocompatibili di scarsa qualità. – Tabagismo. L’infezione batterica, a carico dei tessuti molli e duri che sostengono l’impianto, è spesso dovuta all’azione di batteri anaerobi e determina il riassorbimento dell’osso intorno alla vite implantare. La sintomatologia correlata comprende gonfiore nelle aree circostanti l’impianto, sanguinamento, secrezione purulenta e comparsa di ascessi perimplantari. La protesi dentale si corrode e di conseguenza è destinata a cedere. Il sovraccarico si verifica, invece, quando l’apparato non è in grado di sopportare la sollecitazioni meccaniche a cui viene, ripetutamente, sottoposto nel corso della masticazione o per effetto del bruxismo. Tale condizione è spesso dovuta a una base ossea di qualità e/o quantità non propriamente ottimale. La mancata osteointegrazione si presenta, seppure raramente, nelle fasi successive all’inserimento della protesi. Le cellule dell’osso non vi aderiscono e la saldatura necessaria non ha luogo.

3. Che cosa bisogna fare in caso di perimplantite

La causa principale che conduce alla perdita dell’impianto è di natura batterica e si palesa, nella maggior parte dei casi, a distanza di qualche anno. In tal caso non ti resta che rivolgerti, in tempi brevi, allo specialista di fiducia: una diagnosi non tempestiva e scorretta può, difatti, portare a gravi conseguenze e tra queste si annoverano la compromissione del tessuto osseo e della riabilitazione protesica definitiva. Il medico ti sottopone, quindi, a un’accurata visita di controllo e ti prescrive, in presenza di ascessi, una terapia antibiotica mirata. Vengono successivamente eseguite la levigatura delle porosità (operazione manuale preposta all’eliminazione di eventuali batteri superficiali), l’asportazione del tessuto di granulazione che circonda l’impianto e la pulizia, in sede chirurgica, delle spire implantari contaminate. Questi interventi non sono, però, sempre risolutivi e talvolta lo specialista è costretto a procedere alla rimozione della protesi e successiva sostituzione della stessa con una nuova. Tale procedura a prima vista può apparire semplice, ma le cose sono molto diverse: l’osso sul quale deve essere posizionato l’impianto è corroso e le sue condizioni non sono propriamente le migliori. L’operazione, in virtù della sue delicatezza, viene eseguita dal chirurgo maxillo-facciale che può seguire approcci terapeutici diversi. Generalmente si predilige la tecnica della rigenerazione ossea che consente, attraverso il posizonamento di innesti ossei, di ottenere una buona base di partenza su cui ancorare l’apparato.

4. Perimplantite e prevenzione

La prevenzione quando si parla di perimplantite è fondamentale perché questa affezione, difficile da controllare, viene debellata spesso con molta fatica. La fase più delicata concerne la scelta della protesi da impiantare: questa non deve difatti presentare superfici porose, maggiormente predisposte all’accumulo di batteri. I passi successivi ti coinvolgono, invece, in prima persona: attieniti scrupolosamente alle prescrizioni mediche e sottoponiti a visite di controllo ogni 3/6 mesi. Effettua la corretta igiene quotidiana con l’ausilio delle strumentazioni dedicate (spazzolino, filo interdentale e scovolino) e impiega prodotti a base di clorexidina al fine di azzerare la carica batterica. Non sovraccaricare l’impianto e prediligi, soprattutto all’inizio, alimenti soffici e liquidi. Prenota, infine, sedute di igiene dentale professionale per contenere il deposito di placca sulla superficie della protesi e in corrispondenza dei tessuti perimplantari.

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Piorrea. Denti mobili e piorrea un problema estetico da risolvere. Bene e in modo definitivo.

Che cos’è la piorrea?La piorrea, conosciuta anche come parodontite è spesso nota come “malattia della gomma” ed è una condizione molto comune in cui le gengive e le strutture parodontali più profonde si infiammano. Questa infiammazione delle gengive, che di solito assume la forma di gonfiore, il colore rosso e una tendenza a sanguinare durante lo spazzolamento dei denti, è la risposta del corpo a determinati batteri che si sono accumulati sui denti. La piorrea è un problema estetico da risolvere, bene e in modo definitivo.

Sebbene sia parte del sistema di difesa del corpo, questa risposta infiammatoria può alla fine causare seri danni. Se lasciata senza cura, l’infiammazione può diffondersi al di sotto delle gengive e lungo le radici dei denti, causando la distruzione del legamento parodontale e dell’osso di supporto.

La piorrea è dunque un’infiammazione parodontale delle gengive e delle strutture di supporto dei denti. È una delle più comuni malattie umane.

Malattia parodontale precoce La piorrea è causata principalmente da uno strato di batteri e detriti di cibo, noto come placca, che si accumula e viene lasciato indisturbato sui denti e fra i denti, ecco spiegata l’importanza di lavarsi i denti sempre e subito dopo i pasti. I batteri più pericolosi sono in grado di prosperare e moltiplicarsi, con il progredire della malattia, l’infiammazione cronica provoca la distruzione dell’osso mascellare e la perdita dei denti. In molte persone, questo è un processo graduale che si svolge in diversi anni e, se rilevato in tempo e trattato con l’aiuto di specialisti, può essere fermato.

Come posso riconoscere la piorrea?La piorrea inizia sempre con l’infiammazione delle gengive, nota come gengivite. Questo sintomo però, non è sempre facile da riconoscere, ma uno dei primi segni che rende consapevoli è il sanguinamento delle gengive quando si lavano i denti. Le gengive possono sembrare rosse e gonfie e si potrebbe notare uno strato scolorito di placca batterica sui denti.

Se non trattata, la gengivite può progredire fino alla parodontite, spesso senza segni evidenti. Tuttavia, alcuni cambiamenti che si possono riscontrare nel corso del tempo includono: aumento del sanguinamento dalle gengive, che può essere provocato spazzolando o mangiando, o anche essere spontaneo; alitosi; cambiamenti nel posizionamento dei denti nelle mascelle; allungamento dei denti (recessione della gomma); e nei casi più gravi, dolore.

Il sanguinamento dalle gengive può essere meno evidente nei fumatori, a causa dell’effetto della nicotina sui vasi sanguigni, quindi il processo patologico può essere mascherato. Accade spesso che la presenza di piorrea non sia riconosciuta da un individuo fino a 40 o 50 anni di età, periodo in cui può essersi verificata già una grande quantità di danni. Tuttavia, un dentista è in grado di rilevare i segni della malattia in una fase molto più precoce durante un esame di routine e può monitorare lo stato parodontale, utilizzando uno speciale indice di screening periodontale, per questo è sempre consigliato un controllo periodico.

Come posso intervenire per prevenire la malattia parodontale?L’infiammazione parodontale non è inevitabile. Lo sviluppo di gengiviti e parodontiti può essere prevenuto adottando buone abitudini igieniche, oltre a regolari esami e supporto professionale.

Gli elementi base di un buon regime di igiene orale sono:

Pulizia delle superfici masticatorie e dei lati dei denti due volte al giorno, con uno spazzolino da denti (di dimensioni adeguate e in buone condizioni) e dentifricio.

Pulire gli spazi tra i denti dove le setole dello spazzolino non possono arrivare, usando il filo interdentale o uno spazzolino interdentale, a seconda delle dimensioni dello spazio. Questa operazione dovrebbe essere fatta almeno una volta al giorno.

Prestare particolare attenzione a pulire accuratamente intorno a denti storti o affollati, o intorno a riempimenti, corone e protesi dentarie, poiché la placca si accumula facilmente in queste zone e l’accesso potrebbe essere limitato.

I collutori antibatterici sono un utile complemento alla spazzolatura, poiché inibiscono la crescita batterica e attenuano i cambiamenti infiammatori. Dovrebbero essere usati dopo la spazzolatura dei denti.

Quali sono le conseguenze e il periodo di riabilitazione della malattia parodontale?La piorrea è la principale causa di perdita dei denti. Se il progresso dell’infiammazione parodontale non viene fermato, le strutture di supporto dei denti incluso l’osso circostante vengono distrutte. I denti alla fine si allentano e si perdono, o richiedono l’estrazione.

Altri problemi che i pazienti possono riscontrare sono ascessi dolorosi, deriva dei denti che possono interferire con il mangiare e l’inestetismo dei denti con esposizione delle radici, a causa della recessione gengivale.

È ormai chiaro che la malattia parodontale non trattata può avere effetti sulla salute generale; ad esempio, aumenta il rischio di complicazioni durante la gravidanza (preeclampsia, parto prematuro e basso peso alla nascita) e aumenta anche il rischio di malattie cardiache e diabete.

La piorrea è un problema estetico da risolvere, bene e in modo definitivo, affrontandolo appena si presentano i primi sintomi.

Ivan, 46 anni, accanito fumatore. Una case history che può dar fiducia a molti fumatori grazie al ricorso della tecnica Invisalign.

Le problematiche dentarie che quotidianamente vengono esposte alla nostra equipe medica sono molteplici. I pazienti ricercano costantemente, per l’allineamento dentario, soluzioni che siano efficaci ma allo stesso tempo discrete. Il metodo Invisaling è il rimedio ideale che meglio si presta a soddisfare le esigenze dei clienti. Una case history che vorremmo farti conoscere è quella di Ivan, il quale ha intrapreso un percorso terapeutico che ha migliorato le sue condizioni di salute dentaria e non solo.

L’innovativo metodo Invisaling

Ivan, un impiegato veneto di 46 anni, presentava un morso aperto, che gli causava da diverso tempo ormai, una masticazione insufficiente accompagnata da dolori alla mandibola. Per alcuni anni Ivan ha sottovalutato il problema, pensando che probabilmente si trattasse di un disturbo occasionale, nulla di grave. Invece i fastidi via via si intensificavano e i dolori erano sempre più insopportabili, ecco che finalmente Ivan decide di rivolgersi al nostro staff medico. Dopo controlli appurati gli è stato diagnosticato un caso di errato allineamento dei denti nel cavo orale. Il tradizionale apparecchio per denti non era proponibile, data l’età e la tipologia di lavoro che svolgeva, sempre a contatto con la gente. Ivan preferiva infatti, un rimedio invisibile e rimovibile, anche perché spesso pranzava fuori casa e non poteva permettersi di garantire un’igiene orale appurata. Il metodo Invisaling è stato fin da subito ritenuto ideale per il suo problema, trasparente e facile da rimuovere, se non fosse che Ivan sia un fumatore accanito. L’aligner è infatti sconsigliato a coloro che fumano un considerevole numero di sigarette al giorno. Ma Ivan, essendo un uomo temerario, ha voluto impegnarsi a ridurre notevolmente il fumo, per poter migliorare la sua struttura dentale.

Un duplice beneficio con Invisaling

L’impegno e la costanza di Ivan ha avuto un doppio vantaggio. Sottoponendosi ad un percorso terapeutico con Invisaling, l’impiegato veneto è riuscito definitivamente ad allineare i suoi denti, indossando la mascherina trasparente per 22 ore al giorno. Il dolore mandibolare è cessato del tutto e finalmente Ivan è libero di sfoggiare un sorriso smagliante e sano. Ma i benefici che ha avuto Ivan non sono terminati, dovendo indossare Invisaling per molte ore al giorno infatti, il paziente ha dovuto diminuire il numero di sigarette giornaliere, un guadagno inestimabile per la salute e il benessere del suo fisico. La storia di Ivan può essere da esempio per tutte quelle persone che, pur essendo fumatori accaniti, vogliono migliorare la salute della bocca e sfoggiare un sorriso sano e splendente. Invisaling è un formidabile supporto che in maniera trasparente interviene efficacemente per migliorare le performance della masticazione. Se il caro Ivan non avesse provveduto in tempo a curare ed allineare i suoi denti, sarebbe potuto andare incontro a problematiche più serie, patologie gengivali e dentali estremamente delicate.

Invisaling, una soluzione per tutti

La problematica del morso aperto, che ha dovuto affrontare Ivan, è molto comune alla popolazione mondiale. Il caso di questo caro paziente è la conferma del fatto che il metodo Invisaling è studiato su misura per ogni tipologia di problematica e si adatta in maniera impeccabile alle diverse esigenze di ogni persona. Non esiste un momento giusto per curare i propri denti, né una fascia d’età, grandi e piccoli, adolescenti e anziani, tutti possono utilizzare questo supporto efficace per allineare perfettamente i denti, in maniera pratica, invisibile e igienica. I risultati sono evidenti già nei primi mesi dell’applicazione della mascherina, durante tutto il trattamento si possono svolgere tranquillamente tutte le attività di sempre, senza che l’aligner venga notato da nessuno.

Impianti dentali: oggi parliamo dei materiali usati e quali garanzie possiamo aspettarci.

Quando per colpa di determinate patologie, carie in stato molto avanzato oppure gravi problemi alle gengive si arriva a perdere vari elementi dentali, la soluzione più efficacie e sicura è l’impianto dentale, una tecnica all’avanguardia che può essere utilizzata su ogni paziente, indipendentemente dall’età, che soffra o meno di diabete, grazie ai nuovi materiali utilizzati che assicurano la buona riuscita dell’intervento nella maggior parte dei casi a differenza del passato, quando si era costretti a ricorrere a protesi mobili o ponti, scomodi e anti-estetici. Esistono svariate tecniche di impianto dentale, utilizzate in base alla patologie e alla situazione concreta che presenta il paziente, alcune addirittura permettono di sostituire gli elementi dentali in un solo giorno, il cosiddetto impianto a carico immediato, oppure la tecnica all-in-four per sostituire contemporaneamente molteplici elementi dentali. Se stai cercando informazioni sugli impianti dentali, i materiali utilizzati e le garanzie che puoi aspettarti, è importante sapere che le innovazioni tecnologiche hanno permesso anche in questo campo di aumentare le probabilità d successo dell’intervento, mentre in passato più della metà degli impianti venivano rigettati per le diverse procedure utilizzate, sicuramente meno precise e sicure, e l’utilizzo di materiali che causavano reazioni allergiche.

Impianti dentali, i materiali utilizzati: il titanio Il materiale che più di ogni altro assicura la buona riuscita dell’impianto dentale è il titanio. Questo particolare materiale è bio-compatibile cioè non viene recepito dall’organismo come estraneo, azzerando cosi’ le possibilità di rigetto o di contrarre infezioni e allergie. La vite in titanio viene inserita perciò nel posto corretto per sostituire l’elemento dentale mancante, e fissata all’osso, con un incisione estremamente precisa che consente di ridurre al minimo il periodo di degenza, e ridurre il gonfiore post-operatorio grazie alla precisione dell’odontoiatra. Sulla vite in titanio andrà poi inserita la corona che sostituisce in tutto e per tutto il dente mancante. La vite in titanio andrà a sostituire la radice mancante del dente, mentre la corona in ceramica, riproduce sia la luminosità che il colore del dente originale, il risultato sarà estremamente naturale e funzionale. Potrai riavere il tuo sorriso smagliante, con un’operazione poco invasiva e con probabilità quasi certa di riuscita. Le moderne tecniche di implantologia assicurano una probabilità quasi nulla di rigetto dell’impianto ed un risultato naturale e duraturo che migliora la qualità della vita.

Impianti dentali: le garanzie di riuscita Per assicurare la buona riuscita dell’impianto dentale, verrai sottoposto ad un’attenta anamnesi, per verificare patologie che possono pregiudicare la corretta riuscita dell’impianto, come la presenza di diabete, cattiva coagulazione del sangue oppure la carenza di osso su cui innestare l’impianto. Accertata la presenza di queste patologie l’odontoiatra con interventi mirati come l’utilizzo degli appositi protocolli medici previsti dalla legge per l’impianto sui pazienti diabetici, oppure una specifica terapia farmacologica per chi soffre di alcune malattie o ancora procede ad un intervento di rigenerazione ossea ottenere la giusta quantità di osso su cui inserire la vite in titanio. Una volta inserito l’impianto, dopo alcuni mesi è consigliato effettuar delle visite periodiche dal dentista che ne accerta la funzionalità e le condizioni intervenendo se necessario. La prognosi dei moderni impianti dentali, garantisce una durata superiore ai venti anni, ovviamente, questa prognosi dipende da alcune importanti caratteristiche. Innanzitutto la durata dell’impianto è maggiore se questo è effettuato da un odontoiatra esperto in impianti dentali, che ha eseguito l’operazione alla perfezione, anche se adesso è diventata un’operazione di routine. La qualità dei materiali utilizzati incide molto sulla durata, ottimi il titanio, resistente e biocompatibile e per chi soffre di allergia al titanio è consigliato lo zirconio; mentre per la corona il materiale più pregiato seppur costoso è la porcellana, ma anche la ceramica assicura una lunga durata dell’impianto e un risultato naturale. L’esecuzione corretta delle procedure di impianto appositamente studiate per il soggetto e una corretta igiene orale assicurano la durata dell’impianto dentale, coadiuvate a visite periodiche dal proprio dentista di fiducia.

Gengive sensibili al freddo: cause e cosa fare

L’ipersensibilità dentinale è una condizione molto frequente ed è spesso responsabile dei dolori che accusi in corrispondenza di uno o più denti.

Questa affezione, che colpisce generalmente un adulto su sette, deve essere trattata in modo adeguato e tempestivo al fine di contrastare l’insorgenza di gravi complicanze quali per esempio la formazione di carie, gengiviti e parodontiti.

Vediamo nel dettaglio che cos’è l’ipersensibilità dentinale, quali sono le cause di tale condizione e come intervenire in modo naturale e/o definitivo.

Che cos’è l’ipersensibilità dentinale

Questo disturbo può essere definito come una sensazione fastidiosa a carico di uno o più elementi dentali. Può essere considerato la risposta a:

  • stimoli fisici come l’esposizione prolungata al caldo e/o al freddo;
  • stimoli meccanici che si manifestano nel corso delle procedure di igiene orale;
  • stimoli chimici come l’ingestione di alimenti acidi, troppo dolci o salati.

I denti diventano maggiormente sensibili perché lo smalto e la dentina, elementi di protezione, perdono spessore e questo si verifica molto spesso a causa di spazzolamenti troppo aggressivi oppure uso di prodotti non idonei (dentifrici altamente abrasivi). Se avverti una maggiore sensibilità dentinale, contatta quanto prima il tuo odontoiatra di fiducia perché il problema può anche essere altrove. Puoi avere delle carie, un dente rotto o scheggiato o essere affetto da regressione gengivale.

Le cause dell’ipersensibilità dentinale

Le cause riconducibili all’ipersensibilità dentinale sono molteplici e possono essere così riassunte.

  • Indebolimento della superficie esterna del dente a causa di un progressivo logoramento. 
  • Trattamento non adeguato della placca. 
  • Spazzolamento dei denti eseguito con eccessiva forza. 
  • Assunzione di alimenti acidi come pomodori, pompelmi, limoni. 
  • Impiego dei cosiddetti dentifrici sbiancanti.
  • Digrignamento dei denti.

Rimedi naturali per contrastare l’ipersensibilità dentinale

Se non sussistono cause patologiche, allora puoi provare ad alleviare la sintomatologia con uno dei tanti rimedi naturali disponibili:

  • cambia lo spazzolino: uno spazzolino con setole dure può favorire l’insorgenza di una maggiore sensibilità al freddo. La stessa cosa può accadere se usi la versione elettrica di tale strumento. Recati, quindi, in un punto vendita dedicato o in farmacia e acquista uno spazzolino manuale, con setole morbide, o una testina più soffice
  • limita il consumo di alimenti acidi come pomodoro crudo e/o cotto, yogurt, vino, limoni e pompelmi.
  • Impiega prodotti a base di fluoro (dentifrici e/o collutori): questo minerale è, infatti, un importante alleato per i denti. Prende parte al processo di mineralizzazione dello smalto e promuove la formazione di uno strato di fluoruro di calcio, indispensabile per proteggere gli elementi dentali.
  • consuma infusi a base di olio essenziale di chiodi i garofano e/o cannella: tali bevande sono particolarmente indicate nel trattamento dell’ipersensibilità dentinale. Sono da considerarsi ottimi rimedi alternativi il bicarbonato di sodio e i gargarismi con acqua e sale.

I rimedi professionali per trattare l’ipersensibilità dentinale

I rimedi naturali non sempre danno i risultati sperati e questo accade quando vi è un problema diverso a monte. Se il disturbo persiste, devi contattare quanto prima il tuo odontoiatra di fiducia perché è indispensabile una visita di controllo accurata; possono infatti esservi affezioni particolari a carico del cavo orale.

Le tecniche professionali preposte alla riduzione dell’ipersensibilità dentinale richiedono l’uso di prodotti dedicati; questi ultimi vengono impiegati al fine di inattivare i nervi e chiudere i tubuli dentinali che sono la principale fonte del dolore che accusi.

La terapia d’elezione comporta l’impiego di diversi tipi di gel e/o soluzioni orali (nitrato di potassio, floruro di sodio, fosfato o idrossido di calcio), resine o sostanze adesive. Questi elementi sono, altresì, inseriti nei dentifrici specifici per controllare la sintomatologia dolorosa, bloccare i canali e ridurre la sensibilità dei nervi.

Una tecnica alternativa sicura, rapida e indolore per contrastare l’ipersensibilità dentinale si fonda, infine, sull’uso del laser. Tale pratica consente di risolvere definitivamente questo fastidioso disturbo e i primi miglioramenti arrivano già al termine della prima seduta.

Generalmente viene impiegato il laser a erbio che garantisce ottimi risultati in virtù del meccanismo di ablazione termo-meccanica su cui si fonda. Lo strumento viene usato, principalmente, nel corso di tutte le procedure che vedono il coinvolgimento dei tessuti duri del dente (smalto e dentina). Nel caso in oggetto viene, perciò, applicato sugli elementi da trattare con conseguente evaporazione del fluido dentinale che scorre all’interno dei tubuli; questo si traduce, in ultima analisi, in una marcata riduzione del dolore associato all’ipersensibilità.

La prevenzione della gengivite

Ovviamente la gengivite è una patologia assolutamente curabile e in alcuni casi può essere anche prevenuta. Per prevenirla infatti basta modificare di poco le nostre abitudini nel quotidiano come ad esempio pulire per bene i denti dopo ogni pasto, utilizzare fili interdentali, il colluttorio e spazzolini idonei e delicati, evitare l’utilizzo spropositato di sigarette e alcol e ovviamente una delle cose più importanti da fare è quella di andare regolarmente a fare dei controlli dal dentista.

Quando però ormai è troppo tardi e questi metodi risultano essere inutili, bisogna rivolgersi immediatamente ad un medico esperto nel campo che sicuramente sarà in grado di indicarti la soluzione, indicandoti la giusta cura da seguire e saprà toglierti tutti i dubbi a riguardo. Sicuramente un consiglio che possiamo darti è quello di non sottovalutare mai nessun problema fisico, anche quello più semplice e meno fastidioso. Bisogna sempre affrontare questi disagi affidandosi ai migliori esperti nel campo.

Erosione smalto denti. Come recuperare lo smalto dei denti e come evitare che si ripeta.

Cos’è lo smalto dentale

Quando si parla di smalto dentale basta dire che si tratta della sostanza più dura all’intero di tutto il corpo umano. Questa sua caratteristica dipende dal fatto che lo smalto dentale deve durare per tutta la vita e ha con sé la grande responsabilità di mostrare l’aspetto dei denti. La funzione principale dello smalto è quella di fungere come protezione del nucleo interno, morbido e sensibile, dei denti e proteggerlo dall’erosione causata da elementi acidi. La sua consistenza dura e robusta è data dall’elevato contenuto minerale, tanto da avere una resistenza pari alla metà di quella che ha il diamante. Nonostante questo, però, lo smalto dentale si consuma giorno dopo giorno e l’organismo umano non è in grado di ripristinare questa “perdita”.

Cause e conseguenze dell’erosione dentale

Il processo di erosione dello smalto dentale non è visibile ad occhio nudo ma colpisce indistintamente uomini e donne di ogni età, rendendo i denti più sensibili, esposti e vulnerabili. A provocare l’erosione dello smalto sono soprattutto cibi e bevande, poiché questi hanno componenti aggressive che vanno a incidere sul naturale pH orale, causando spesso attacchi da parte di acidi che danneggiano lo smalto dentale. Molti ritengono che l’erosione da acidi dipenda soltanto in casi di alimentazione errata come bevendo bevande molto zuccherate oppure mangiando cibi “spazzatura”. In realtà anche degli alimenti ritenuti sani e delle bibite non dolci possono provocare l’erosione dello smalto, come ad esempio le mele, l’aceto oppure il succo d’arancia.

Il dente nelle fasi iniziali dell’erosione dentale appare “sbiadito”, mentre la punta dei denti sembra quasi trasparente. A seguito dell’erosione dentale, il dente può apparire ingiallito. Questo dipende dal fatto che con l’assottigliamento, la dentina sottostante risulta più facilmente visibile. Un’altra conseguenza della dentina più esposta è la sensibilità dentale che può causare dolori acuti e fitte dopo aver ingerito cibi e bevande fredde o calde. Negli stadi di erosione più avanzati, il dente può presentare delle micro-fessure, mentre i bordi possono mostrarsi irregolari oppure avere delle incrinature.

Recuperare lo smalto dei denti

Una recente scoperta ha reso possibile il ripristino dello smalto dentale, attraverso un tessuto sintetico con struttura e proprietà del tutto simili a quelle dello smalto dei denti. Per combattere la perdita di smalto, dovuta soprattutto all’erosione, gli studiosi hanno elaborato un complesso sistema per produrre apatite, un minerale molto simile a quello dello smalto dentale. L’apatite possiede una struttura in nanocristalli e per favorire il suo sviluppo sono state usate delle proteine dette anche “intrinsecamente disordinate”, perché non si dispongono nello spazio in modo regolare come fanno tutte le altre. Proprio grazie alla loro particolare adattabilità, queste proteine riescono a reagire positivamente con l’apatite favorendone l’espansione. I nanocristalli che formano microscopici prismi crescono formando degli strati che messi insieme possono andare a riempire delle aree più grandi.

L’apatite è un minerale con un enorme vantaggio, ovvero quello di essere resistente agli acidi oltre ad avere una durezza e una rigidità modulabili. I nanocristalli ordinati possono svilupparsi e crescere anche su superfici irregolari e questo li rende adattabili a numerose applicazioni nel settore della medicina rigenerativa comprese riparazione e ricostruzione dello smalto dentale.

Come evitare che si ripeta la perdita di smalto dentale

Una volta effettuato il trattamento di recupero e ripristino dello smalto dentale, è bene prevenire per evitare che si ripresenti il problema dell’erosione dentale. Ovviamente evitare totalmente questo processo è impossibile, perché non si può smettere di mangiare. Tuttavia, è possibile adottare dei comportamenti per evitare che si ripeta l’inconveniente.

Poiché l’erosione dello smalto dentale è causata principalmente da agenti acidi, la prima cosa da fare è cercare di ridurre al minimo il consumo di bibite e cibi molto acidi. Qualora venissero ingeriti questo genere di bevande o alimenti, è bene provvedere effettuando un risciacquo della bocca per contribuire a ristabilire il naturale pH orale, riducendo in questo modo l’erosione causata dagli acidi. Per quanto riguarda l’igiene orale, meglio utilizzare uno spazzolino da denti con setole medio-morbide ed evitare assolutamente di lavare i denti subito dopo aver ingerito alimenti o bevande acidi. Infine, è bene effettuare regolarmente un check-up dentale presso il proprio dentista o specialista di fiducia al fine di controllare lo stato di salute generale della bocca e dei denti. Per qualsiasi dubbio è buona norma contattare il proprio dentista per fissare una visita di controllo.

Dieta per rinforzare i denti: alimenti ricchi di fluoro che aiutano a mantenere i denti sani e combattere la carie.

Avere denti sani, forti e senza carie non è affatto difficile: basta scegliere un’alimentazione corretta, occuparti con attenzione dell’igiene orale quotidiana e cambiare quelle abitudini, apparentemente innocue per la salute della bocca, che invece creano problemi ai tuoi denti.

Gli alimenti ricchi di fluoro svolgono un ruolo fondamentale per la salute del cavo orale, combattendo l’insorgere di placca e carie.

Carie: di cosa si tratta?

Quando l’igiene orale è superficiale o approssimativa, si forma sui denti una pellicola quasi trasparente definita placca. I batteri della placca, reagendo con gli zuccheri e gli acidi degli alimenti che mangi, sono la principale causa della carie. La carie è un’erosione dello smalto e della struttura del dente, che se non adeguatamente trattata può arrivare a toccare il nervo dentale, causando dolori e fastidi forti. Nei casi più gravi, può portare alla devitalizzazione o alla perdita del dente. Per prevenire la carie e mantenere i tuoi denti sani e forti, è importare prestare attenzione anche ai cibi che mangi.

Dieta per rinforzare i denti

La salute della tua bocca e dei tuoi denti, infatti, non dipende solo da una pulizia quotidiana precisa ed attenta, ma anche dagli alimenti che mangi e dalle bevande che scegli. Probabilmente conosci già gli alimenti che fanno bene e quelli che possono favorire l’insorgere di placca e carie ma forse non sai che alcune bevande possono danneggiare i tuoi denti più di quanto immagini. Per praticità, puoi cominciare con il classificare gli alimenti e le bibite che assumi in tre macro categorie: i cibi che contrastano l’insorgere della carie, quelli neutri, che non svolgono alcuna azione, né di contrasto né di sviluppo, e quelli che invece favoriscono la formazione di placca e carie. Le proprietà benefiche degli alimenti possono dipendere sia dalla loro consistenza che dalla loro composizione. Ogni alimento che richiede una masticazione lunga svolge un’azione detergente e massaggiatrice sui denti e sulle gengive, come ad esempio frutta secca, verdure ed ortaggi particolarmente fibrosi, frutta con la buccia e con basso contenuto di zucchero. Grazie alle fibre la produzione di saliva aumenta e dunque gli acidi e gli enzimi vengono allontanati dai denti più velocemente. Gli alimenti ricchi di fluoro sono importantissimi per avere denti sani. L’acqua ed il thè verde (da bere non zuccherato) ne contengono molto. Seguono vino, crostacei, pesce, cereali, tofu, patate, spinaci, semi di girasole, mele, uva. Altro alleato per la salute dei tuoi denti è il calcio, presente in latte e latticini, mandorle, broccoli, fagioli. Il fluoro è inoltre presente nella stragrande maggioranza dei dentifrici disponibili in commercio ed nelle gomme da masticare. È importante non eccedere e non superare le quantità consigliate di fluoro: un uso eccessivo può infatti portare i denti a rinforzarsi eccessivamente, causando una perdita della loro elasticità ed esponendoli ad un maggiore rischio di rotture.

Cibi da evitare per mantenere i denti sani

Probabilmente questo elenco ti piacerà meno, ma in realtà non si tratta di alimenti da eliminare totalmente. Semplicemente, dovrai assumerli combinandoli con quelli ricchi di fluoro, di calcio e di fibre per contrastare l’insorgere della carie, mai come spuntini e possibilmente quando hai la possibilità di lavare i tuoi denti. Dove ciò non è possibile, meglio optare per i cibi e le bevande descritti nel paragrafo precedente. Tutti gli alimenti ricchi di zuccheri favoriscono l’insorgere della carie. Non si tratta solo di dolci, merendine e snack, ma anche di carboidrati complessi, di miele, di frutta molto matura e zuccherina, di caramelle, di bevande gassate e zuccherate. Anche gli alimenti molto acidi, come agrumi, pomodori, caffè causano un indebolimento dello smalto dentale, favorendo di conseguenza l’insorgere della carie. Ovviamente non devi smettere di bere spremute o caffè, che contengono vitamine ed oligoelementi utili all’organismo. Basterebbe utilizzare una cannuccia per evitare il contatto diretto con i denti. Se non fosse possibile, fai almeno in modo di lavare i denti al massimo una mezz’ora dopo aver bevuto queste bevande. Così come esistono alimenti e bevande che favoriscono la produzione di saliva, ne esistono altri che la inibiscono, favorendo lo sviluppo di placca e carie. Si tratta di bevande alcoliche, vino, birra, superalcolici, per cui sarebbe opportuno non eccedere mai nell’uso, e di alimenti dalla consistenza appiccicosa, come caramello, cioccolato, caramelle morbide etc., poiché si attaccano con più facilità ai denti e sono anche più difficili da rimuovere.

Denti sani e senza carie con una corretta igiene orale

È importante sottolineare come una corretta igiene orale riesca a prevenire notevolmente l’insorgere della carie. Oltre ad un dentifricio che contiene fluoro, scegli uno spazzolino adatto che non sia troppo abrasivo. Strofina i denti senza esagerare, dalla gengiva verso la fine del dente, mai in orizzontale o in verticale perché, oltre a non rimuovere adeguatamente la placca, potresti danneggiare le gengive. Usa il filo interdentale e lava i denti dopo ogni pasto. Quando non ti è possibile, opta per gli alimenti anticariogeni e favorisci la produzione di saliva anche con chewing-gum (purché senza zucchero e con fluoro e xilitolo). Infine, vai dal tuo dentista almeno una volta ogni 6 mesi, per una pulizia dentale professionale e per controllare lo stato di salute dei tuoi denti.

Cosa fare quando il dente del giudizio da febbre e il dolore non passa.

I denti del giudizio sono un ricordo delle nostre antiche origini, quando le mandibole erano pronunciate e l’alimentazione si basava sull’assunzione si carne prevalentemente curda.

Si tratta di quattro molari che fanno la loro comparsa tra i sedici e venticinque anni e che, per tale motivo, vengono definiti “del giudizio”. Questo evento può arrecare fastidio al soggetto, fino a trasformarsi in un vero e proprio dolore. In effetti, quando il dente è storto, incluso o disallineato rispetto all’arcata dentaria può essere la causa di sofferenze più o meno acute.

Come bisogna comportarsi quando il dente o i denti del giudizio provocano un dolore che non accenna a passare? Cosa fare quando il dente del giudizio s’infetta provocando febbre e altri malesseri?

Infiammazione dente del giudizio

Intanto cominciamo con il capire quali possono essere le cause che provocano un infiammazione dei denti del giudizio, che sfocia in forti dolori e, addirittura, in febbre.

Una delle ragioni principali che possono creare problemi al dente è proprio legata alla posizione in cui questo si trova. In effetti, se il molare che spunta in età avanzata è sorto o è collocato in una spazio piuttosto ristretto, questa condizione può provocare un’inclusione del dente che non riesce ad uscire ma continua comunque ad esercitare una pressione sui denti vicini, oppure può essere la causa del suo mancato allineamento.

In sostanza, i quattro molari che spuntano trai sedici e i venticinque anni potrebbero non avere lo spazio necessario per aggiungersi agli altri denti, presenti dall’età infantile. Questa carenza di spazio può tradursi in fastidi e dolori così forti, da provocare significative infiammazioni della gengiva, che possono essere placate in modo definitivo solo con l’estrazione del dente del giudizio.

I molari del giudizio possono provocare infiammazioni e infezioni anche a causa della loro posizione nella bocca. In pratica, trovandosi in una zona del cavo orale che viene raggiunta dallo spazzolino (manuale o elettrico) con qualche difficoltà, i denti del giudizio sono caratterizzati da una scarsa igiene, che spiega il motivo per il quale sono tra i denti più soggetti all’attacco dei microrganismi che provocano la formazione di carie e infezioni.

Cosa fare quando il denti del giudizio si infiammano

Se ci accorgiamo che un molare del giudizio sta facendo la sua comparsa e ci rendiamo conto che questo evento porta con sé forti dolori e fastidi, allora è il caso di rivolgersi ad un dentista che saprà individuare la causa del problema, in base alla quale può consigliare di attendere che il dente spunti definitivamente dalla gengiva oppure può optare per un’estrazione.

Intanto, quello che si consiglia di fare, qualora il dolore fosse insopportabile, è di ricorre ai comuni analgesici o anti-dolorifici che alleviano la sofferenza, in attesa che il dente esca o che il dentista proceda con l’estrazione. Anche in questo caso, però, è bene consultare il medico di famiglia che saprà indicare il medicinale più efficace e la terapia de seguire.

Oltre ai comuni antinfiammatori, inoltre, sono presenti in commercio degli spray che vanno spruzzati sulla zona dolente. Si tratta comunque di un medicinale e, come tale, è necessario il consulto del medico, tuttavia ricorda di non ingerirlo e di leggere il foglio illustrativo prima di utilizzarlo.

In entrambi i casi, è sempre bene non abusare dei medicinali e non assumerli mai in quantità superiori a quelle indicate dal medico.

Denti del giudizio doloranti: accortenze da seguire

I bambini dai 6 mesi fino ai 30 mesi di vita conoscono il fastidio che si prova quando un nuovo dentino fa la sua comparsa. Sembrerebbe, poi, che i molari, a causa delle loro dimensioni, siano i più dolorosi e forse anche per questo i denti del giudizio possono provocare sofferenze. Sebbene le cause del dolore potrebbero esser legate a circostanze che richiedono l’intervento del dentista, se l’infiammazione è lieve, anche se costante, si possono adottare alcune accortezze.

In attesa dell’intervento del dentista, infatti, si può ricorre ad alcuni trattamenti che possono essere utili ad alleviare il fastidio, ma soprattutto a evitare di assumere troppi farmaci. Durante la pulizia dei denti, è importante fare attenzione ad eseguire una spazzolatura delicata e non eccessivamente energica, per evitare di infiammare ulteriormente la zona.

Per alleviare il fastidio è possibile anche praticare un leggero massaggio nel punto indolenzito, ma solo per 3 o 4 volte al giorno.

Se l’infiammazione persiste si può disinfettare la gengiva con acqua e sale, in tal caso sarà sufficiente tenere l’acqua salata in bocca spostandola, di tanto in tanto, da una parte all’altra del cavo orale, facendo attenzione a tenerla soprattutto nella zona arrossata. Lo stesso trattamento può essere eseguito anche con l’aceto di mele.

Per combattere l’infiammazione la natura mette a nostra disposizione numerosi rimedi. Esistono, infatti, alcuni frutti o alcune erbe che sono famose proprio per le loro proprietà lenitive ed antinfiammatorie, uno di questi è il cetriolo, ma anche il tè verde, gli oli essenziali e gli spicchi d’aglio.

Se l’infiammazione provocata dal dente del giudizio è tale da determinare l’innalzamento della temperatura corporea con la comparsa di febbre alta, allora siamo di fronte ad un’infezione del dente del giudizio. In questo caso, è necessario rivolgersi al più presto ad un medico perché, questo genere di disturbi, non vanno mai presi alla leggera.

Parodontite avanzata (piorrea): trattamento chirurgico o estrazione? Vediamo insieme cosa fare e quale soluzione adottare

La piorrea detta anche parodontite avanzata è una malattia infiammatoria e degenerativa del tessuto osseo e molle dei denti che, nei casi più gravi, può portare alla caduta degli stessi, in parole più semplici si ritrae la parte di appoggio del dente ed indebolisce la struttura ossea su cui è poggiato il dente. Le cause della parodontite avanzata vanno rintracciate nella presenza di tartaro, placca, cattiva igiene orale, fumo e stress.

La piorrea è una malattia dentale che se trattata con le giuste tecniche può benissimo essere tenuta sotto controllo, naturalmente è necessario che tu collabori sottoponendoti a trattamenti periodici di pulizia dei denti ed osservando una corretta igiene orale. Se hai una parodontite avanzata sappi che un buon specialista cercherà di fare tutto quanto possibile per salvare i tuoi denti, mediante trattamento chirurgico o estrazione dei denti malati con relativa sostituzione. 

Al fine di decidere la soluzione migliore, il dentista si preoccupa di controllare lo stato di avanzamento della parodontite, prendendo come riferimento una serie di fattori quali la mobilità dei denti, lo stato di restringimento delle gengive, la presenza di tartaro o placca. Si tratta di un esame diagnostico e radiologico necessario e propedeutico affinché lo specialista in parodontologia possa scegliere se intervenire o meno chirurgicamente e nei casi più estremi asportare il dente.

I rimedi naturali per la piorrea

Esistono diversi rimedi naturali all’insorgere della paradontite, che non sono comunque sostitutivi delle pratiche di igiene dentale da effettuarsi presso uno studio professionista. Sono quindi rimedi complementari, ma non sostitutivi, specialmente se si soffre di una forma grave della patologia. Tra questi rimedi naturali per alleviare i sintomi della paradontite possiamo citare le foglie di salvia o di malva, da assumere in forma di decotto, oppure gli oli essenziali come l’olio di mirra e l’olio di melaleuca. Una sana alimentazione è ottima sia come prevenzione sia come rimedio per la piorrea e per molte altre patologie, frutta e verdura, specialmente quella cruda, sono alimenti da assumere tutti i giorni per aumentare l’apporto di vitamina C ed E, antiossidanti naturali ed utili a ridurre il sanguinamento gengivale. Da evitare, invece, gli alimenti a base di zucchero così come le bevande gassate.

I rimedi farmacologici e chirurgici per la cura della piorrea

Naturalmente, la cura farmacologica per la paradontite deve essere indicata da un dentista. Si tratta generalmente di farmaci antinfiammatori o a base di corticosteroidi. Se la patologia è già ad uno stadio avanzato e farmaci e igiene dentale non sono sufficiente, il dentista può intervenire in maniera chirurgica. Quando si sono già venute a formare tasche paradontali molto profonde, il dentista può operare rimuovendo il tartaro dalla radice del dente. Altra tecnica è l’inserimento di materiale nella tasca per favorire la ricostruzione dell’osso. Purtroppo, se niente di tutto ciò ha effetto, l’unica cosa rimasta da fare è l’estrazione del dente.

Parodontite avanzata: trattamento chirurgico

La parodontite può essere tenuta sotto controllo con una corretta igiene orale nei casi meno gravi e nei casi più drastici curata mediante l’intervento chirurgico. Le tecniche sono molteplici, si passa dalla semplice pulizia dentale alle incisioni gengivali a veri e propri interventi chirurgici dentali. A seconda della tipologia e del grado della tua piorrea la scienza prevede due tipi di interventi chirurgici dentali: la chirurgia resettiva e rigenerativa. 

La chirurgia resettiva ha lo scopo di combattere la parodontite avanzata agendo sulla struttura che fa da asse portante del dente, si lavora sull’osso che viene levigato e rimodellato, infatti, con appositi strumenti chirurgici si elimina lo spazio che si viene a formare tra il dente, osso e gengiva asportando il tartaro o la placca che ivi si va a depositare. Il fine della tecnica è ridurre l’infiammazione e la contestuale regressione delle gengive dovute al progredire della malattia. 

La chirurgia rigenerativa fa l’inverso, fa sì che il tuo tessuto osseo si rigeneri attraverso l’ausilio di innesti ( biomateriali o membrane artificiali). La ricerca scientifica ha permesso l’impiego di materiali prodotti artificialmente per gli innesti, una soluzione all’avanguardia se si pensa che fino a pochi anni fa si utilizzava la tecnica dell’autoimpianto, ovvero si prelevavano tessuti ossei dallo stesso paziente (tecnica dell’osso autologo).

Meritevoli di menzione nell’ambito della chirurgia resettiva sono, peraltro, gli interventi di rigenerazione gengivale, tale operazione può avvenire con innesti artificiali o materiale molle prelevato dallo stesso paziente, per la precisione dal palato. Tale intervento è necessario nel caso in cui seppur tu ti sia sottoposto ad una seduta di pulizia dentale, estirpata la placca e il tartaro, la gengiva rimane comunque ritratta.

Parodontite: intervento chirurgico laser

Un metodo alternativo al tradizionale intervento chirurgico, di cui puoi usufruire se soffri di parodontite avanzata, è il laser, si tratta di una tecnica moderna non invasiva, veloce e per nulla dolorosa capace di rigenerare e favorire la ricostruzione dei tessuti ossei e dei tessuti molli delle gengive. Tale procedura permette di raggiungere punti che manualmente sono inacessibili e si pratica senza alcuna anestesia.

Parodontite avanzata: estrazione del dente

I denti ti vengono estratti nel momento in cui lo specialista in parodontologia si rende conto che la struttura ossea e molle è irrecuperabile e la presenza del dente malato può compromettere la salute degli altri. Naturalmente, prima che si procede all’intervento chirurgico dell’estrazione viene fatta un’opportuna valutazione sulla stato di salute della tua bocca e laddove il dentista è consapevole che la malattia non può essere combattuta, si passa all’estrazione del dente malato.

A seguito dell’intervento, verrai sottoposto ad una serie di trattamenti di chirurgia resettiva e rigenerativa volti a rafforzare il sistema del tessuto osseo e gengivale, al fine di prepararlo per un eventuale impianto dentale sostitutivo.