Perdere un impianto dentale non è così impossibile come può sembrare e quest’eventualità deve essere sempre tenuta in considerazione nel momento in cui decidi di sottoporti a un intervento di implantologia.
Vediamo nel dettaglio quali sono le principali cause che concorrono alla caduta della protesi dentale, come interviene lo specialista e quali accortezze devi seguire per evitare che un evento di questo tipo si ripeta.
1. Gli accorgimenti per ridurre al minimo il rischio di perdita di un impianto dentale
Seguire i seguenti accorgimenti è fondamentale per contenere il rischio di perdita di un impianto dentale. – Raccogli più informazioni possibili sulla protesi da installare. – Scegli con attenzione lo specialista in chirurgia maxillo-facciale che deve eseguire l’intervento. – Sottoponiti a controlli programmati. – Esegui esami radiografici. – Dedica il giusto tempo alla corretta igiene quotidiana. – Recati da un’igienista dentale con cadenza trimestrale. – Segui attentamente le indicazioni del chirurgo al fine di conservare al meglio l’impianto.
2. Le principali cause che conducono alla perdita di un impianto dentale
La perimplantite è un disturbo analogo, in un certo senso, alla piorrea e alla parondite. L’osso, deputato a sostenere l’impianto, si deteriora e l’apparato, non avendo l’adeguato sostegno, cade. Le cause responsabili di un simile evento sono molteplici e possono essere così riassunte. – Infezione batterica all’interno del cavo orale. – Sovraccarico dell’impianto. – Mancata osteointegrazione. – Imperizia da parte dello specialista. – Impiego di materiali biocompatibili di scarsa qualità. – Tabagismo. L’infezione batterica, a carico dei tessuti molli e duri che sostengono l’impianto, è spesso dovuta all’azione di batteri anaerobi e determina il riassorbimento dell’osso intorno alla vite implantare. La sintomatologia correlata comprende gonfiore nelle aree circostanti l’impianto, sanguinamento, secrezione purulenta e comparsa di ascessi perimplantari. La protesi dentale si corrode e di conseguenza è destinata a cedere. Il sovraccarico si verifica, invece, quando l’apparato non è in grado di sopportare la sollecitazioni meccaniche a cui viene, ripetutamente, sottoposto nel corso della masticazione o per effetto del bruxismo. Tale condizione è spesso dovuta a una base ossea di qualità e/o quantità non propriamente ottimale. La mancata osteointegrazione si presenta, seppure raramente, nelle fasi successive all’inserimento della protesi. Le cellule dell’osso non vi aderiscono e la saldatura necessaria non ha luogo.
3. Che cosa bisogna fare in caso di perimplantite
La causa principale che conduce alla perdita dell’impianto è di natura batterica e si palesa, nella maggior parte dei casi, a distanza di qualche anno. In tal caso non ti resta che rivolgerti, in tempi brevi, allo specialista di fiducia: una diagnosi non tempestiva e scorretta può, difatti, portare a gravi conseguenze e tra queste si annoverano la compromissione del tessuto osseo e della riabilitazione protesica definitiva. Il medico ti sottopone, quindi, a un’accurata visita di controllo e ti prescrive, in presenza di ascessi, una terapia antibiotica mirata. Vengono successivamente eseguite la levigatura delle porosità (operazione manuale preposta all’eliminazione di eventuali batteri superficiali), l’asportazione del tessuto di granulazione che circonda l’impianto e la pulizia, in sede chirurgica, delle spire implantari contaminate. Questi interventi non sono, però, sempre risolutivi e talvolta lo specialista è costretto a procedere alla rimozione della protesi e successiva sostituzione della stessa con una nuova. Tale procedura a prima vista può apparire semplice, ma le cose sono molto diverse: l’osso sul quale deve essere posizionato l’impianto è corroso e le sue condizioni non sono propriamente le migliori. L’operazione, in virtù della sue delicatezza, viene eseguita dal chirurgo maxillo-facciale che può seguire approcci terapeutici diversi. Generalmente si predilige la tecnica della rigenerazione ossea che consente, attraverso il posizonamento di innesti ossei, di ottenere una buona base di partenza su cui ancorare l’apparato.
4. Perimplantite e prevenzione
La prevenzione quando si parla di perimplantite è fondamentale perché questa affezione, difficile da controllare, viene debellata spesso con molta fatica. La fase più delicata concerne la scelta della protesi da impiantare: questa non deve difatti presentare superfici porose, maggiormente predisposte all’accumulo di batteri. I passi successivi ti coinvolgono, invece, in prima persona: attieniti scrupolosamente alle prescrizioni mediche e sottoponiti a visite di controllo ogni 3/6 mesi. Effettua la corretta igiene quotidiana con l’ausilio delle strumentazioni dedicate (spazzolino, filo interdentale e scovolino) e impiega prodotti a base di clorexidina al fine di azzerare la carica batterica. Non sovraccaricare l’impianto e prediligi, soprattutto all’inizio, alimenti soffici e liquidi. Prenota, infine, sedute di igiene dentale professionale per contenere il deposito di placca sulla superficie della protesi e in corrispondenza dei tessuti perimplantari.