Dente del giudizio: quali sono i sintomi di un’infezione? Quando e se rimuoverlo

Il dente del giudizio è il terzo molare che si trova alle quattro estremità di entrambe le arcate dentarie. E’ chiamato comunemente in questo modo perchè tende a spuntare per ultimo, quando ormai lo sviluppo della persona è già ultimato (di solito tra i 16 e i 25 anni), anche se in alcuni casi ciò non accade o ne spuntano solo alcuni.

Molto spesso la sua comparsa è dolorosa e traumatica, tant’è che si rende necessario l’intervento di un chirurgo odontoiatrico che può valutare anche l’estrazione.

Dente del giudizio: possibili complicazioni

In molti casi, la comparsa del dente del giudizio non causa alcun dolore, specie se di spazio per una crescita corretta ce n’è a sufficienza. In caso contrario, la sistemazione nella cavità orale, non essendo la migliore, provoca dolori alquanto intensi che comportano infiammazioni, irritazione e spinta o crescita di altri denti sotto il tessuto gengivale. Complicazioni maggiori si registrano quanto il molare del giudizio risulta trattenuto dall’osso al di sotto della gengiva o ancora da altri denti.

Se la mascella poi è troppo piccola e lo spazio per la fuoriuscita dei denti è nettamente inferiore, capita di frequente che il terzo molare cresca in direzioni sbagliate, causando quel problema noto come problema affollamento o accalcamento dentale. In poche parole, il dente adiacente al molare del giudizio finisce per forza di cose per essere soppresso. Spazzolare come si deve risulta pressoché impossibile. Utilizzare il filo interdentale è un miraggio.

Stessa cosa nella circostanza in cui oltre la metà del terzo molare venisse coperta dalla gengiva, gli avanzi di cibo favorirebbero la proliferazione di batteri, vista la difficoltà, dovuta alla posizione scomoda, di effettuare un’accurata pulizia con lo spazzolino. Diventa scontata di fatto la formazione di placca e di tartaro. A fronte di un mancato rispetto delle norme di igiene orale, ne consegue una possibile infiammazione dell’intera zona che, se non viene curata in tempo da un dentista, può dar luogo a complicazioni ancora maggiori.

L’infezione dei denti del giudizio

L’infezione del dente del giudizio è, purtroppo, una patologia estremamente frequente e particolarmente dolorosa che viene provocata dall’azione dei batteri attirati dai residui di cibo imputridito che si ritrovano tra i denti (e da qui l’importanza di una perfetta igiene orale). Questi batteri aggrediscono lo smalto e la dentina, fino ad arrivare anche alla polpa dentale. In generale, tali infezioni vengono definite con il termine di “carie”, ma ovviamente ve ne sono di diversi tipi, più o meno gravi.

In casi particolarmente complessi si può sviluppare una pulpite, cioè un’infiammazione della polpa dentale che coinvolge anche il nervo, un ascesso con formazione e accumulo di pus a livello della gengiva, dell’osso mandibolare o, ancora una volta, della polpa dentale, o una cisti che generalmente richiede un intervento chirurgico.

Meno frequenti, sono i casi di granuloma dentale, un’infiammazione cronica di solito asintomatica e non suppurativa e per questo spesso diagnosticata in ritardo.

A seguito dell’estrazione del dente del giudizio (o di qualsiasi altro dente) può insorgere un alveolite, cioè un’infezione dell’alveolo che ospitava il dente, che in genere si risolve in autonomia in una decina di giorni. La gengivite, l’infiammazione della gengiva, può a volte essere un campanello di allarme per un’infezione al dente perciò può portare a delle indagini più accurate in questa direzione. Infine, vi è la piorrea, una gravissima infezione che coinvolge il parodonto (l’insieme di gengiva, fibre elastiche e osso mascellare/mandibolare) che può addirittura determinare la caduta spontanea dei denti.

Sintomi di un’infezione al dente del giudizio

Molti sono i sintomi, più o meno gravi, che possono insorgere in caso di un’infezione ai denti del giudizio e che possono rappresentare un segnale per rivolgersi al proprio chirurgo odontoiatrico per la valutazione della situazione.

Innanzitutto vi può essere una variazione del colore naturale del dente, che appare più giallo e opaco, e la comparsa di un solco scuro ricco di residui di cibo anche in stato di putrefazione (anche se la posizione arretrata dei denti del giudizio rende difficile valutare questi aspetti), alitosi, sensibilità più o meno accentuata al caldo e al freddo, al dolce e all’acido, alterazione dei sapori, oltre al classico mal di denti con possibile gonfiore e formazione di ascessi con sanguinamento delle gengive.

Il dolore può essere più o meno acuto, pulsante e penetrante e accentuarsi durante la masticazione. In alcuni casi può essere così fastidioso che il paziente non riesce a localizzarlo, ma lo percepisce come generalizzato sull’intera arcata dentaria. Nei casi più gravi, può addirittura insorgere uno stato febbrile e si possono gonfiare ed ingrossare i linfonodi del collo.

Molare del giudizio sintomi

I sintomi di questa spiacevole situazione variano a seconda del soggetto. Può capitare di avvertire un forte dolore nella zona della bocca dove è posizionato il terzo molare o ancora un arrossamento e un gonfiore visibili di primo acchito.

Talvolta, l’infiammazione coinvolge in maniera diretta anche le guance. Spesso, se si apre la bocca per masticare cibo o semplicemente per parlare, la sensazione di sofferenza può essere piuttosto palese.

Infine, mal di testa e alito cattivo sono altri due sintomi. Va poi sottolineato come nei casi più complessi, danneggiamento grave del tessuto gengivale e infezioni all’osso, dovuti alla crescita storta del molare del giudizio, necessitano di un trattamento effettuabile quanto prima soltanto da un dentista.

Il problema dell’inclusione, parziale o totale, dei denti del giudizio

I denti del giudizio sono generalmente gli ultimi per cui si assiste all’eruzione e, in molti casi, può insorgere il problema della loro inclusione che può essere di due tipi: parziale o totale.

Nel caso di inclusione parziale, la corona del terzo molare è solo parzialmente visibile, già ad occhio nudo, perchè questo ha disposizione uno spazio insufficiente per poter tagliare la gengiva e crescere eretto e in posizione corretta. Questo fa sì che il dente cerchi in ogni modo di completare il suo naturale processo di crescita per cui da un lato cercherà di spingere sul dente adiacente, compromettendo e modificando la sua posizione naturale, dall’altro non crescerà allineato. Inoltre, lo spazio tra dente e gengiva che si crea diventa difficile da mantenere pulito con le consuete pratiche di igiene orale, per cui si possono verificare più facilmente fenomeni infettivi.

Nel caso, invece, dell’inclusione totale del dente del giudizio, la sua corona è completamente coperta dalla gengiva, per cui è del tutto invisibile. Se il terzo molare si trova nella sua normale posizione eretta, si parla di occlusione totale verticale, nel caso, in cui, tenda a ruotare, si ha l’occlusione totale orizzontale. In entrambi i casi, ancora una volta, il dente può spingere su quello adiacente alla ricerca di un proprio spazio, generando molto dolore ed andando ad alterare l’assetto dell’intera dentatura.

Quando rimuovere il dente del giudizio

In alcuni casi, l’unica alternativa possibile e a disposizione del chirurgo odontoiatrico è quella dell’estrazione del dente del giudizio che provoca in tutti i pazienti un’estrema paura.

Questo avviene soprattutto quando c’è mancanza di spazio; il problema è di tipo evolutivo, poiché mentre gli antenati dell’homo sapiens avevano mascelle più massicce e lunghe per strappare la carne cruda dalle ossa. Con l’avvento della cottura e delle tecniche di lavorazione delle carni, la mascella si è ridotta diminuendo lo spazio per questi molari ormai poco utilizzati. 

Bisogna comunque sottolineare che negli ultimi anni si sta assistendo a una linea di pensiero molto più conservativa, perciò il numero delle estrazioni sta via via diminuendo.

I casi in cui, però l’intervento è obbligatorio sono:

  • mancanza di uno spazio sufficiente per la sua eruzione (in questo caso è consigliabile un’estrazione preventiva già in età adolescenziale), in modo tale da liberare dello spazio anche per gli altri denti dell’arcata;
  • quando la sua inclinazione non è corretta perchè potrebbe danneggiare l’assetto degli altri denti;
  • quando sono più di quattro (iperdentia)
  • quando sono responsabili di importanti infezioni o patologie odontoiatriche
  • quando è particolarmente cariato, scheggiato o rotto perchè è più soggetto ad attacchi batterici;
  • in caso di inclusione totale o parziale.
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All-on-4® : non mi piace la falsa gengiva, si può rimediare?

La tecnica di implantologia All-on-4

La tecnica di implantologia All-on-4 è una metodologia estremamente innovativa e moderna utilizzata ormai dalla maggior parte dei chirurghi odontoiatrici per costruire una protesi fissa composta fino a un massimo di 12 elementi sull’arca dentale inferiore o superiore usando solo quattro impianti. Si tratta di ua tecnica per nulla invasiva che dà degli ottimi risultati, sia in termini funzionali, sia estetici. Infatti, in generale si ottiene una dentatura dall’aspetto naturale che permette, in brevissimo tempo, di tornare a compiere una vita del tutto naturale. Quindi la capacità di masticazione viene riacquisita appieno con risvolti positivi anche sulle capacità digestive e sulla possibilità di mangiare praticamente qualsiasi tipo di alimento in tutta sicurezza. Anche i tempi sono del tutto a favore del paziente, infatti solitamente, dopo la seduta iniziale in cui viene effettuta una visita preventiva con radiografia e raccolta dell’anamnesi, in un unico appuntamento è possibile ultimare tutto l’intervento. Anche il post-operatorio non è molto doloroso e si risolve, naturalmente in base al singolo caso, ma di norma in breve tempo. Le percentuali di successo sono molto elevate, anche se può capitare che un paziente non sia soddisfatto dell’estetica e della funzionalità della “falsa gengiva” che viene costruita dal medico odontoiatrico e voglia, in questo senso, valutare la possibilità di rimediare a tale stato di insoddisfazione. Inoltre, la maggior parte delle cliniche odontoiatriche moderne sono in grado di utilizzare un sistema di implantologia computer assistita che prevede una fase computerizzata preliminare prima dell’intervento che riduce drasticamente i rischi di insuccesso. Lo scopo è quello di anticipare sotto ogni punto di vista quello che potrebbe accadere in fase operatoria e post-operatoria attraverso un’attenta analisi della struttura ossea e gengivale. Il risultato finale dell’impianto, inoltre, è strettamente legato anche dall’accuratezza delle informazioni relative alla condizione patologica del paziente (l’anamnesi). Questo perchè deve essere valutata con dovizia di particolari l’effettiva possibilità di ogni singola persona di sottoporsi all’intervento. In generale, l’età del paziente non è un limite (infatti ottimi risultati sono stati ottenuti anche su persone molto anziane), se non per ragazzi molto giovani al di sotto dei diciotto-vent’anni. Prima di questa età, infatti, lo sviluppo osseo non è ancora ultimato, perciò non è possibile effettuare tale particolare intervento. Allo stesso modo, poi, chi soffre di particolari patologie, come forme diabetiche estremamente accentuate e non trattabili neppure farmacologicamente, o con gravi problemi epatici o renali o forti fumatori, non possono sottoporsi all’intervento.

La ricostruzione artificiale prevista da questa tecnica odontoiatrica chirurgica Nell’All-on-4, così come nell’All-on-6 (una tecnica del tutto affine in cui, però, invece di quattro impianti ne sono previsti sei), la possibilità del successo è strettamente legata alla porzione di osso a disposizione per effettuare l’impianto e alla sua capacità di accogliere e mantenere nel tempo i perni applicati che sostengono l’intera struttura. Nel caso in cui l’ossatura non venga giudicata idonea dal chirurgo, questo avrà la possibilità di effettuare la sua ricostruzione con la tecnica rigenerativa ossea, ma naturalmente, in questi casi, i tempi e i costi aumentano. Si tratta, comunque, anche in questo caso di procedure sicure e di elevato successo, per cui la maggior parte dei pazienti decidono di effettuarla in piena fiducia.

La ricostruzione ossea Nel caso in cui la struttura ossea non sia in grado di accogliere gli impianti, il chirurgo odontoiatrico può procedere ad effettuare un innesto di una piccola porzione di osso prelevata da un’ altra parte del corpo del paziente (innesto omologo), o da un altro soggetto umano (innesto autologo) o da un essere vivente non umano (innesto eterolo). In altri casi, invece, si preferisce inserire a livello dell’osso delle membrane riassorbibili o non riassorbibili. Comunque, l’impatto sull’osso e sulla gengiva è notevole, tanto che in alcuni casi può capitare che il paziente non sia soddisfatto del risultato finale e può arrivare a chiedere un rimedio al chirurgo.

Perchè un paziente può non essere sosddisfatto del risultato finale sulle gengiva dell’All-on-4 Un paziente che si è sottoposto all’All-on-4 può non essere soddisfatto del risultato finale a causa di possibili infezioni che possono insorgere in fase operatoria o post-operatoria. In alcuni casi questo accade a causa della non corretta assunzione di antibiotici che vanno a minare l’intero risulato finale e possono mettere a rischio lo stato di salute generale della persona. Le gengive, perciò, possono gonfiarsi, sanguinare, essere particolarmente sensibili al caldo e al freddo e generare molto dolore. In altri casi l’impianto può non essersi ben ancorato all’osso e muoversi o possono svilupparsi ascessi. Infine, il problema può essere di tipo prettamente estetico, se i quattro punti di impianto sono stati eccessivamente inclinati (più di 45°), perciò appaiono sporgenti sulla gengiva, dandole un aspetto per nulla naturale. In alcuni di questi casi può essere semplicemente necessario avere un pò di pazienza e aspettare il decorso dell’intervento che per alcuni pazienti può essere più lungo che in altri. In situazioni differenti, quelle più gravi, il chirurgo odontoiatrico può decidere di rimuovere l’impianto e valutare se, una volta risolti i problemi, questo possa essere rieffettuato o proprendere, invece, per delle soluzioni differenti come una protesi dentaria mobile (la dentiera).

Gengive gonfie e doloranti: le cause

Per gengivite si intende un fastidioso fenomeno a carico delle gengive, che comprende infiammazione, arrossamento, gonfiore, dolore e tendenza al sanguinamento. Se non curato, questo disturbo può evolvere in parodontite e piorrea, manifestazioni patologiche ben più importanti.

Gonfiore gengivale: i  sintomi

Quando ti accorgi che le tue gengive sono gonfie e doloranti, probabilmente soffri di gengivite. Si tratta di una condizione molto fastidiosa in cui il tessuto gengivale si presenta con un aspetto edematoso che provoca dolore. Normalmente esso appare appiattito, di colore rosato, non caldo ed aderente al colletto dentale, senza scoprire il dente. Quando è infiammato, aumenta di volume, è arrossato e caldo, lascia vedere il dente e soprattutto fa male quando sta per sanguinare.

La fase che precede il sanguinamento gengivale rappresenta un segnale d’allarme da non sottovalutare: non appena ti accorgi che le tue gengive presentano i sintomi descritti sopra, dovresti immediatamente correre ai ripari, per evitare che l’infiammazione si diffonda anche al tessuto parodontale, evolvendo in piorrea.

Cause del gonfiore gengivale

Alla base del gonfiore gengivale c’è sempre un’inadeguata igiene dentale. Innanzitutto non devi spazzolare con esagerata violenza i denti quando li lavi, poiché le gengive sono molto delicate e reagiscono alle sollecitazioni troppo vigorose aumentando il proprio volume ed arrossandosi.

Inoltre è consigliabile sostituire lo spazzolino da denti non appena ti accorgi che le sue setole incominciano a deteriorarsi o ad incurvarsi. Sono raccomandabili quelli con setole di media durezza: non troppo morbidi, ma neppure troppo duri, e comunque sempre di buona qualità (meglio acquistarli in farmacia).

Ricordati di effettuare regolarmente la pulizia dei denti mediante filo interdentale, infatti il tartaro, dovuto alla calcificazione della placca dentale, quando si unisce a colonie di batteri ed a muco, può favorire il gonfiore gengivale.

Altre cause del gonfiore gengivale sono gli esiti di interventi odontoiatrici, come ricostruzioni dentali eseguite in maniera non corretta oppure protesi ortodontiche (ponti o dentiere non ben adattate), che possono essere responsabili di tale disturbo. Anche la carenza di vitamina K e C (in casi particolarmente gravi si parla di “scorbuto”) coinvolge la salute delle gengive, provocandone l’arrossamento e l’aumento di volume.

Alcune patologie organiche, come il diabete, sono agenti conclamati di alterazioni gengivali; infatti l’alterato metabolismo conseguente alla malattia si ripercuote anche a livello dei tessuti dentali.

Se utilizzi alcuni farmaci, come anticoagulanti o contraccettivi orali (la pillola anticoncezionale), potresti soffrire di gengivite. In generale tutti i cambiamenti ormonali femminili che accompagnano ad esempio la pubertà, la gravidanza oppure la menopausa, possono essere causa di gonfiore gengivale.

Quando il tuo organismo è sottoposto a condizioni di stress severo, probabilmente subirai una diminuzione delle difese immunitarie, e, come meccanismo di difesa, noterai una fastidiosa infiammazione anche a livello gengivale.

Rimedi per il gonfiore gengivale

Esistono alcuni rimedi per alleviare i sintomi collegati al gonfiore delle gengive. Trattandosi di un processo infiammatorio, dovrai utilizzare prodotti decongestionanti, come ad esempio l’aloe vera, sotto forma di collutorio per sciacqui orali oppure come gel, da applicare sui tessuti edematosi. Un consiglio molto utile è quello di usare questi prodotti freddi: la sensazione di sollievo sarà molto potenziata.

Alcuni collutori svolgono un’azione blandamente anestetica, come quelli a base di oli essenziali di pompelmo. Puoi utilizzare alcuni vegetali, come la salvia, la menta e la camomilla, che si sono rivelati efficaci decongestionanti e lenitivi. Secondo alcune ricerche sarebbe utile effettuare sciacqui dopo aver sciolto del perossido d’idrogeno in acqua tiepida.

In farmacia sono disponibili degli stimolatori gengivali che producono un massaggio a livello dei tessuti edematosi delle gengive alleviandone la sensazione di dolore.

Devi poi porre particolare attenzione alla tua dieta, consumando alimenti ricchi di vitamine e di calcio, come frutta e verdura, in quanto questi microelementi aiutano un corretto ricambio metabolico dell’organismo ed assicurano benessere gengivale.

Sembra che il fumo e l’alcol, così come le bevande troppo zuccherate, possano contribuire a provocare infiammazione e gonfiore delle gengive, quindi cerca di limitarne il consumo.

Cure per il gonfiore gengivale

Ecco una serie di rimedi  naturali e farmacologici contro il gonfiore gengivale:

Cure naturali per le gengive gonfie

Esistono numerosi rimedi fitoterapici che puoi usare in caso di gonfiore gengivale, e precisamente: –

  • estratto di mirtillo,
  • tè verde,
  • aloe vera,
  • betulla,
  • equiseto,
  • calendula,
  • salvia,
  • chiodi di garofano,
  • propoli.

I principi attivi in essi contenuti hanno azione antinfiammatoria, blandamente anestetica, astringente ed aniedematosa.

Cure farmacologiche

Quando i sintomi della gengivite si manifestano in maniera importante, ricorda che puoi fare ricorso ad alcune medicine, sempre dopo aver consultato il tuo medico, come ad esempio:

  • farmaci antinfiammatori (FANS),
  • acido acetilsalicilico (aspirina),
  • paracetamolo (tachipirina),
  • carticosteroidi (cortisone e derivati),
  • colluttori a base di clorexidina,
  • antibiotici specifici,
  • rimedi topici da applicare localmente.

Infine, un ultimo suggerimento è quello di effettuare periodicamente la pulizia dentale professionale presso un ambulatorio dentistico, per eliminare la placca dentale e rimuovere il tartaro accumulato.

Dentista a Galliate e Romentino

Il miglior rimedio per le gengive gonfie o sanguinanti è quello di rivolgersi a un dentista esperto. Odontobi, a pochi chilometri da Galliate e Romentino, è un centro con odontoiatri esperti in tutte le patologie orali.
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Malocclusione e piorrea: un binomio impossibile? No, anzi… Trattamento e cura

Al giorno d’oggi il numero di persone che soffrono di malocclusione e piorrea sono tantissime: ecco perciò quali sono i migliori consigli per evitare qualsiasi tipo di conseguenza negativa.

Cosa si intende per malocclusione e piorrea? Prima di sapere quali sono i trattamenti e le cure che dovresti conoscere per la malocclusione e per la piorrea, è giusto sottolinearti cosa sono. Le malocclusioni non sono altro che delle alterazioni in quelli che sono gli equilibri occlusali e che non sono trattate in maniera corretta. In questi casi si può ricorrere a specifici apparecchi ortodontici poiché i denti non sono nelle sedi corrette e soprattutto mancano di una quantità ossea sufficiente. Ancor più delicata è la piorrea che è una malattia decisamente molto particolare. Molte sono le cause, a partire dal fattore familiare fino ad arrivare all’igiene orale. Potresti arrivare dunque alla piorrea soprattutto qualora non pulisca in maniera accurata o frequente i tuoi denti: si potrebbe accumulare un’eccessiva quantità di placca che rende le gengive una zona molto delicata e che potrebbe facilmente andare incontro ad infezioni.

Contrastare efficacemente la perdita dei denti Nel momento in cui le malocclusioni e la piorrea inizino a diventare serie la situazione potrebbe degenerare e provocare quindi una grave perdita della propria dentatura normale. Ecco perché se ti trovi in questa situazione faresti bene a considerare alcune delle principali soluzioni. Ciò significa che non devi far fronte solamente con quello che appare comunque un difetto estetico alquanto evidente, ma anche con un problema funzionale non da poco. Avresti problemi non solo nel parlare o nel sorridere normalmente, ma anche nel masticare: il che determinerebbe una sensazione di fastidio ricorrente che tavolta potrebbe risultare alquanto scomoda. Oltre a deformare la mandibola e la mascella che, a causa della mancanza dei denti, non riuscirebbero a mantenere la loro normale posizione. Questo è un aspetto di non poca importanza e che devi ben conoscere per poter affrontare nel modo giusto la malocclusione e la piorrea.

Le varie soluzioni a disposizione Esistono diverse opportunità che puoi sfruttare se hai voglia di dire basta alle tue malocclusioni e alla piorrea che, alla lunga, possono diventare un problema non da poco. Si parla di trattamenti che possono essere sia chirurgici che non, in base a quelle che sono le esigenze di ognuno. Quelle chirurgiche sono in molti casi anche invasive ma garantiscono una buona efficienza per quel che concerne il risultato. Senza dubbio sono le migliori che vanno ad agire con rimodellamento osseo, rigenerazione del tessuto osseo oppure anche gengivale. Quindi le tecniche a disposizione hanno uno spettro alquanto ampio e che si adatta a qualsiasi tipo di esigenza in caso di malocclusioni o piorrea. Tra le soluzioni che potresti utilizzare è sicuramente l’All on 4 o l’All on 6 che sono indubbiamente quelle che stanno avendo riscontri maggiormente positivi. Anche perché hanno una durata particolarmente elevata visti i materiali costitutivi delle protesi come titanio. Fino a dover considerare una delle soluzioni più innovative che potresti utilizzare, ovvero la piezochirurgia che ha ridotto al minimo l’invasività.

Affidarsi a personale esperto è fondamentale Se ti trovi a dover affrontare problemi dentali di un certo peso come la malocclusione e la piorrea devi sapere che devi affidarti a personale esperto. Infatti la cosa più sbagliata che potresti fare è quella di scegliere il personale medico che ti garantisce il prezzo più basso. Per le tue cure dentali, soprattutto di fronte a problemi di questa entità, dovresti valutare un elemento che è ancora più importante, ovvero il rapporto qualità-prezzo. Solo così avrai la certezza di andare all’origine del problema e soprattutto di avere a disposizione un’assistenza di un certo livello. Anche perché se ti affidi a personale esperto potrai avere un’efficiente consulenza sia pre che post-operatoria. Il che significa che verrai monitorato costantemente nell’arco del tempo necessario per tornare ad avere una dentatura perfetta. Oltre ad avere le giuste dritte per l’utilizzo di prodotti idonei che facciano al tuo caso e che permettano di mantenere l’ambiente della mucosa orale quanti più sterile possibile per preservare la tua salute, elemento fondamentale.

Colluttorio disinfettante gengive alla clorexidina: uso e avvertenze per chi ha un impianto dentale

Le protesi dentarie

Le protesi dentarie hanno generalmente la funzione di permettere alle persone anziane di mantenere una buona masticazione e vengono utilizzate per rinforzare un dente allentano o sostituirne uno mancante. Gli impianti possono essere fissi, fissati su denti esistenti, o parziali.

Una protesi dentaria richiede la stessa cura e attenzione dei denti originali poiché possono andarsi a sviluppare placca e tartaro, con la conseguente proliferazione di batteri, e il pericolo che i residui di cibo possano andare a depositarsi tra dente e dente è comunque presente. Per il bene dei denti ancora sani e delle gengive dunque bisogna anche in queste situazioni tentare di mantenere sempre una corretta igiene orale. Per far ciò, i dentisti raccomandano spesso, tra le altre cose, di usare un collutorio ad uso quotidiano per raggiungere così i punti inaccessibili allo spazzolino e ridurre il rischio di proliferazione dei batteri. Spesso viene consigliato un collutorio specifico, con all’interno della sua formulazione una sostanza chiamata clorexidina.

Collutorio disinfettante alla clorexidina

La clorexidina rappresenta un potente antibatterico di sintesi che possiede una duplice azione: agisce infatti come agente battericida, uccidendo i germi, e batteriostatico (impedendo la replicazione batterica). Nei collutori, il principio attivo è più precisamente il gluconato di clorexidina e questo tipo di prodotti vengono consigliati come sussidio medico soprattutto del trattamento di disturbi gengivali. Nello specifico il collutorio alla clorexidina, utilizzata come principale ingrediente attivo a concentrazioni dello 0,2%, è particolarmente efficace nel controllo della fastidiosa placca batterica. A concentrazioni inferiori, i collutori alla clorexidina (precisamente 0.05%) possono essere utilizzati inoltre per combattere l’alitosi.

A causa di alcune patologie o condizioni, non è sempre possibile raggiungere una pulizia orale impeccabile tramite i metodi convenzionali per cui per assicurare un’igiene orale migliore è consigliato utilizzare questi specifici collutori. Questa tipologia di presidio medico viene anche spesso prescritto dai dentisti per la prevenzione d’infezioni dentali nei portatori di protesi dentarie, sia fisse che mobili.

Modalità d’uso

Quando si utilizza un presidio medico di questo tipo e per ottenere il massimo effetto possibile offerto è fondamentale conoscere il modo d’uso corretto del collutorio. Per evitare infatti che i denti si colorino o presentino macchie nere o giallognole, tra gli effetti collaterale da uso sconsiderato di clorexidina, si raccomanda di seguire sempre alla lettera le indicazioni del medico e quelle presenti nel bugiardino. Per prima cosa, è consigliato comprare e utilizzare collutori medicati con una concentrazione di clorexidina adeguata e quindi dello 0,2% massimo. La terapia di risciacquo con il collutorio non richiede grandi raccomandazioni ma è importante conoscere comunque il modo corretto per effettuarla. Si deve iniziare a sciacquare la bocca per un tempo di 50-60 secondi con un misurino di collutorio, stando attenti a non essere troppo rapidi e quindi impedire alla clorexidina di agire o al contrario ad effettuare uno sciacquo troppo prolungato e causare effetti collaterali. Nello specifico delle protesi dentali e degli interventi il risciacquo deve essere particolarmente lento e delicato per evitare di causare problemi successivi. Una volta effettuato è importante che non deglutiate il prodotto e non risciacquiate assolutamente la bocca con acqua o spazzolarsi i denti in seguito. Questo perché alcuni ingredienti presenti nella pasta dentifricia potrebbero andare ad interagire con la clorexidina e disattivarla o interferire con il suo potere antibatterico. Un consiglio potrebbe essere quello di utilizzare ad esempio un dentifricio che sfrutta una formulazione che non vada ad alterare l’effetto del collutorio. In genere, gli sciacqui con i collutori di questo tipo vanno eseguiti al massimo due volte al giorno.

Avvertenze

I collutori a base di clorexidina devono essere utilizzati correttamente, nel pieno rispetto delle dosi prescritte dal medico e la durata della cura poiché un dosaggio eccessivo di farmaco potrebbero infatti comportare rischi ed effetti collaterali anche gravi. Per evitare di danneggiare lo smalto dentale, che come detto rappresenta un caratteristico effetto collaterale della clorexidina si consiglia di non continuare la terapia oltre il termine stabilito che solitamente è un periodo non superiore ai 14-21 giorni consecutivi. In particolare, un simile comportamento può portare ad alterare la naturale cromia di capsule dei denti e resine utilizzate per le otturazioni dentali. Un utilizzo prolungato di collutorio può portare anche a forte bruciore del cavo orale, resistenza batterica ed infiammazione delle mucose per cui è preferibile seguire sempre tutte le indicazioni sopra elencate.

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Marco, 26 anni, edentulia parziale post-traumatica risolta con la tecnica all-on-4. Una case history che può dar fiducia a molti giovani.

Mi chiamo Marco e ho 26 anni. Purtroppo una sera mentre ero in moto ho avuto un brutto incidente, non avevo il casco integrale e di conseguenza pur avendo salvato la vita, ho subito una brutta perdita di denti all’arcata superiore. Ovviamente è stato traumatico per diversi motivi, in primo luogo, anche se può sembrare stupido, l’impatto emotivo con il nuovo aspetto è stato traumatico. Insomma avevo 26 anni, ero giovane e ammetto mi interessava fare colpo sulle ragazze. Provavo immensa vergogna sia a lavoro che quando uscivo con gli amici. A questo si aggiunge il disagio nel masticare, mancandomi molti denti mangiare era impossibile quindi mi limitavo alla pastina e a bere liquidi e a 26 anni sinceramente si vuole di più.

Appena sono uscito dall’ospedale, ho dovuto recuperare delle fratture, mi sono recato dal dentista per cercare di risolvere il problema. Io pensavo che mi avrebbe proposto qualche antipatica traballante dentiera, invece con mia immensa sorpresa mi ha parlato della tecnica di implantologia All-On-4. Questa consente di avere denti fissi, quindi mi ha assicurato il dentista che non avrei avuto una dentiera traballante, non avrei dovuto usare collanti e avrei potuto mangiare qualunque cosa. Sinceramente all’inizio ero titubante, non credevo fosse possibile una cosa simile. Il dottore mi ha detto: vedi la forza di questa tipologia di impianto sta nei perni che vengono inseriti all’interno dell’osso mascellare, questo implica che gli impianti restano ben fermi. I perni funzionano come se fossero radici quindi l’esperienza di masticazione è del tutto simile a quella che si ha con i denti naturali.

Ovviamente io ero perplesso perché pensavo che fosse il solito spot in cui alcuni prodotti vengono presentati con una certa enfasi perché si vuole semplicemente vendere un prodotto. Ho espresso le mie perplessità perché alcuni signori anni fa mi avevano parlato degli impianti dentali e si erano lamentati dei lunghi tempi. Il dentista mi ha spiegato che questo era del tutto possibile perché in passato si usava una tecnica diversa per l’implantologia dentale. Oggi invece si usano i perni in titanio, questi sono biocompatibili ed osteointegrabili. Mi ha spiegato che biocompatibile vuol dire che viene immediatamente riconosciuto dall’organismo e quindi non vi è il rischio di rigetto, mentre l’osteointegrabilità consente al perno di diventare tutt’uno con i tessuti circostanti in breve tempo. Questa seconda caratteristica evita che possano esservi proliferazioni batteriche intorno al perno e consente in poco tempo di inserire le protesi.

Durante la visita il dottore ha eseguito degli esami per valutare la mia situazione e in particolare per controllare la quantità di osso disponibile per l’inserimento dei perni. Mi ha spiegato che essendo giovane e avendo perso i denti per un trauma era molto probabile che non vi fossero problemi riguardanti la quantità di osso disponibile e in effetti le radiografie hanno dimostrato che aveva ragione. Almeno un pensiero in meno. Nonostante tutte le rassicurazioni, il giorno del’impianto All-On-4 ero teso. Il dentista ha estratto pezzi di denti rimasti sull’arcata superiore e ha inserito i 4 perni. Mi ha spiegato che gli stessi erano stati creati in modo specifico per me e con la giusta inclinazione in base alla quantità di osso disponibile. Non ho provato particolare dolore in questa fase, anche se giustamente il medico aveva eseguito un’anestesia.

Subito dopo sono state inserite le protesi, quindi sono ritornato a casa con i miei nuovi denti e non ho provato particolare imbarazzo al ritorno al lavoro. Anche per quanto riguarda le protesi sono stato abbastanza soddisfatto perché in effetti avevano un aspetto del tutto naturale. Il colore riprodotto in modo che potesse essere uguale a quello dell’arcata inferiore. In effetti il risultato è tale che chi non sa dell’incidente non si accorge che ho le protesi sull’arcata superiore. Ammetto che del risultato estetico sono stato subito soddisfatto, ma allo stesso tempo ho pensato che poi all’atto pratico del masticare potevano esserci dei problemi. Non è stato così, anche se all’inizio avevo paura, dopo un po’ ho preso confidenza e ho iniziato a mangiare di tutto. Ovviamente il dentista mi ha detto di non spezzare cibi particolarmente duri, in realtà non lo facevo neanche prima con i miei denti naturali. Se anche tu hai problemi di eduntelia parziale ti consiglio di evitare di spendere soldi con le dentiere e di passare direttamente alla tecnica All-On-4.

Ricostruzione ossea dentale: i tempi e i limiti di questa tecnica

Cos’è la ricostruzione ossea dentale

La ricostruzione ossea dentale è una tecnica di chirurgia odontoiatrica utilizzata per rigenerare le ossa mascellari e mandibolari quando queste non sono sufficienti per permettere l’esecuzione di un’implantologia. In molti pazienti, infatti, la superficie o la densità di queste ossa non sono sufficienti per permette l’applicazione di una protesi fissa e diventa necessaria la ricerca di una tecnica alternativa. Fino a pochi anni fa saresti stato costretto a ripiegare su una dentiera, non sempre accettata da tutti, o ai cosiddetti “ponti”, in cui le protesi dentarie vengono ancorate ai denti naturali sani. Le moderne tecniche ortodontiche hanno permesso di sviluppare la rigenerazione ossea, proprio allo scopo di aumentare l’altezza e la densità delle ossa, rendendole idonee ad accogliere, poi, le protesi fisse, con risultati stabili e duraturi.

In cosa consiste l’intervento di rigenerazione Esistono due tecniche di rigenerazione ossea dentale. La prima utilizza un osso autologo o di banca. Questo significa che si preleva dal paziente stesso (di solito dalla zona iliaca o cranica) o da un donatore la porzione di osso che poi verrà impiantata. Col tempo ci sarà una naturale osteointegrazione, così da poterti permettere di eseguire l’intervento di impianto della protesi. Nel secondo caso, invece, si utilizza del biomateriale ottenuto a partire dalle cellule staminali per stimolare l’osso ad autorigenerarsi. Come puoi facilmente capire, la prima tecnica viene usata quando la quantità di osso da ricostruire è notevolmente più elevata. In entrambi i casi l’intervento termina con l’applicazione di una membrana artificiale che protegge la ferita e accelera la sua guarigione.

I tempi necessari I tempi necessari per eseguire la ricostruzione e la rigenerazione ossea sono chiaramente molto soggettivi e legati all’età del paziente, alle sue condizioni fisiche e all’entità della costruzione. Gli interventi più semplici possono avere una durata anche di soli 15-20 minuti, ma in caso di rigenerazioni più ampie possono durare anche più di un’ora e trenta minuti. Il rispetto dei consigli e dei suggerimenti che ti verranno forniti dal chirurgo ortodontico per la fase post operatoria saranno fondamentali sia per determinare la riuscita dell’intervento, sia per il rispetto dei tempi preventivati. In generale, comunque, possono essere necessari da 3 a 9 mesi per un recupero totale che permetta il successivo impianto della protesi fissa.

Le fasi dell’intervento E’ possibile riassumere l’intervento di ricostruzione ossea in quattro fasi: 1. viene eseguita l’anestesia locale e, non appena questa avrà fatto effetto, il chirurgo potrà procedere ad aprire la gengiva per accedere all’osso 2. il chirurgo riempie la zona da ricostruire con l’osso da trapiantare o con la sostanza rigenerativa 3. viene applicata la membrana protettrice/rigenerativa 4. inizia il periodo di recupero Così come il post-operatorio, anche la fase pre-operatoria è fondamentale per la riuscita dell’intevento e comprende l’anamnesi, cioè la raccolta da parte del chirurgo di tutta la tua storia clinica, una visita preliminare comprensiva di radiografia e la valutazione della predisposizione da parte del paziente ad accettare la rigenerazione.

I rischi e i limiti di questo intervento Innanzitutto dovrai considerare che comunque si tratta di un intervento chirurgico, seppure non invasivo e, in quanto tale, presuppone dei possibili rischi. Il limite principale di questa tecnica è legato al fatto che, pur avendo all’inizio una buona percentuale di successo, non si può escludere nel tempo il riassorbimento dell’osso generato o impiantato. Non tutte le persone, poi, possono sottoporsi a questo tipo di intervento. Se infatti non esiste un’età massima (è stato eseguito anche su persone molto anziane con successo), l’intervento non può essere effettuato su ragazzi con meno di 18-19 anni perchè il loro sviluppo osseo non è ancora completo. Un aspetto che il tuo chirurgo dovrà poi considerare è il tuo stato patologico. In presenza di alcune malattie, infatti, la rigenerazione ossea è fortemente sconsigliata, come ad esempio in chi è affetto da forme di diabete non trattabile farmacologicamente per i rischi connessi alle possibili infezioni. Anche in gravidanza è sconsigliabile eseguire la procedura. Non esistono rischi di rigetto perchè non c’è il coinvolgimento del sistema immunitario, ma i rischi di infezione sono invece possibili, perciò il chirurgo ti prescriverà una terapia antibiotica pre e post-operatoria. Il gonfiore è del tutto normale nelle 72 ore successive l’intervento e lo potrai alleviare con della semplice apposizione di ghiaccio, ma se questo persiste sarà opportuno contattare il tuo chirurgo. Prevedi quindi, oltre alla terapia antibiotica, di dover sottoporre anche a un ciclo antiinfiammatorio. Dovrai prevedere anche la possibilità di sanguinamento dalla ferita: per evitare di staccare il coagulo dalla gengiva non dovrai effettuare risciacqui nei primi due giorni dopo l’intervento, mentre poi li dovrai eseguire almeno due volte al giorno con un colluttorio specifico, sempre per ridurre i rischi di infezione. Nel periodo successivo all’intervento sarà necessario modificare la tua dieta: nelle prime 48-72 ore potrai assumere solo cibi tiepidi e a temperatura ambiente (evita i cibi caldi e quelli freddi perché la sensibilità alla temperatura sarà più alta), poi potrai passare a una dieta morbida. Evita in ogni caso alimenti duri e secchi che presuppongo una lunga masticazione. Ed ora veniamo ai costi: questo è uno limiti principali della tecnica, infatti il prezzo può essere davvero elevato e a questo si dovrà comunque aggiungere quello successivo dell’intervento di impianto della protesi.