Un intervento di installazione di impianti dentali, se effettuato correttamente e da uno staff professionale ed esperto, è concepito, almeno in generale, per durare nel tempo e per assumere i contorni di una soluzione definitiva.
Chiaramente, per implementare la durata nel tempo, è necessaria la collaborazione del paziente. Questo dovrebbe sottoporsi a controlli periodici, di cadenza annuale, volti a fotografare lo stato di salute degli impianti e verificare che non siano insorti problemi.
Questo tutto quello che c’é da sapere sugli impianti dentali, in particolare quanto fa male oppure si muove.
Tale attività diagnostica consiste in:
- radiografie endorali, una per ogni impianto, in modo che siano più accurate possibile. Le panoramiche dentali non sono abbastanza precise.
- uso di sonde che verifichino le condizioni dell’impianto fino all’osso sul quale è fissato, controllo che il paziente tenga costanti e corretti comportamenti di igiene orale
- sedute, almeno annuali, dall’igienista dentale che perfezioni il lavoro domestico di pulizia che dovrebbe tenere il paziente sottoposto ad implantologia
Cosa fare se l’impianto dentale fa male o si muove
L’impianto, composto di titanio, è completamente asettico, almeno in condizioni ordinarie. Ciò implica che non dovrebbe fare male. Ancora, essendo saldamente ed in profondità fissato all’osso, non dovrebbe minimamente muoversi.
Di converso, in caso di dolore o di movimento dell’impianto, ci troviamo di fronte a dei campanelli di allarme. In sintesi, qualcosa non va ed in una parola ci troviamo di fronte ad una: perimplantite.
Perimplantite: di che si tratta?
Prima di passare alle auto-diagnosi, però, è necessario rivolgersi al medico e sottoporsi ad una visita di controllo. La perimplantite è un’infezione tipica e specifica del tessuto intorno all’impianto dentale.
Nei casi meno gravi, parliamo di mucosite, di solito l’infezione sarà superficiale, e non avrà intaccato l’osso. In questi casi, basteranno alcune sedute laser che abbattano la carica batterica intorno all’impianto.
Nei casi più gravi, il processo infettivo sarà arrivato in profondità, all’osso. In questo caso, gli effetti della perimplantite saranno gli stessi di una parodontite. Il tessuto osseo comincia a cedere e a deteriorarsi portando alla perdita dell’impianto, privato dell’apparato di supporto.
I sintomi tipici di una perimplantite saranno relativi al tessuto gengivale e consisteranno in infiammazione, colorazione arrossata del tessuto circostante, mutamenti nella consistenza o nella forma della gengiva, sanguinamento costante o suppurazione (produzione di pus nella zona interessata).
Dolore dopo impianto dentale: quali sono le cause?
Per quanto attiene alle cause dell’infezione, queste possono essere di diversa natura, connaturate al momento in cui sorgono i fastidi.
Se questi si presentano nel momento immediatamente successivo alla posa dell’impianto la risposta sui motivi del processo infettivo è univoca: il professionista che vi ha seguito non ha operato secondo gli standard ed i protocolli di igiene, sterilità e professionalità richiesto.
L’intervento di implantologia va, infatti, trattato come ogni intervento chirurgico delicato: vanno utilizzati kit completamente decontaminati e la sala operatoria deve essere completamente sterile.
In questo caso dovrai rivolgerti ad uno studio dentistico specializzato in implantologia per poter valutare l’entità del problema e porvi rimedio.
Se, invece, la perimplantite insorge a distanza di tempo, a volte anche anni, le origini dell’infezione attengono alla scarsa igiene orale.
La perimplantite porta alla creazione di vere e proprie sacche, in prossimità dell’impianto in cui si annidano e proliferano i batteri.
In questo caso non potrai prendertela con il dentista o col chirurgo. Probabilmente non avrai curato al meglio la cura degli impianti, non ti sarai sottoposto ai check-up periodici e non avrai partecipato alle sedute dall’igienista.
Come curare la perimplantite
La perimplantite non è un’infezione semplice da curare.
Come accennato, nei casi più banali basterà una seduta di igiene orale. Tuttavia, questa non basta nei casi in cui l’infezione, partendo dalla gengiva, si sia spostata in profondità.
Per questi motivi, la migliore strada è la prevenzione, ed evitare che la perimplantite sia presente.
Rivolgetevi sempre a professionisti validi ed una volta fatto, curate sempre l’igiene corretta degli impianti, sia a casa e nel quotidiano, sia rivolgendovi ad un igienista per rimuovere il tartaro in eccesso. Qualora questo non basti dovrà procedersi alla rimozione degli impianti.
Rimuovere gli impianti: quando è necessario
L’intervento di rimozione degli impianti risulta essere ancora più delicato della loro collocazione. Tutto ciò considerato, affidatevi sempre ad un chirurgo molto esperto.
Per poter essere rimossi, bisognerà lavorare direttamente sull’osso, in quanto questo si sarà saldato completamente all’impianto.
Eseguita questa operazione, l’osso andrà ricostruito. La ricostruzione ossea consiste nell’innesto di osso bovino, completamente trattato e biocompatibile.
Riuscito l’innesto e creato abbastanza materiale osseo, potranno essere applicati nuovi impianti.
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