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    Implantologia iuxtaossea: panoramica scientifica del tema

    Odontobi Dental Clinic | All on 4

    L’implantologia iuxtaossea è generalmente conosciuta con il nome di iuxtaendo ed è tecnica con la quale viene posizionato un unico impianto in titanio, detto griglia, tra l’osso mascellare e il periostio, ossia il suo rivestimento. Si tratta di una tecnica che veniva praticata soprattutto in passato, tra gli anni 60 e 70, e che ha oggi lasciato spazio all’implantologia osteointegrata.

    Come si svolge l’intervento di implantologia iuxtaossea

    L’intervento di implantologia iuxtaossea è piuttosto difficile ed invasivo. Il dentista deve innanzitutto somministrare al paziente l’anestesia, agendo mediante sedazione in vena o con protossido d’azoto. Fatto ciò, con il bisturi deve procedere a scollare le gengive dall’osso sottostante: ciò è indispensabile per poter prendere le impronte della mandibola o della mascella su cui dovrà poi essere sagomata la griglia in titano. Dopo aver preso le impronte, l’intervento si conclude con la sutura del lembo che è stato precedentemente creato. Il medico e il laboratorio incaricato di realizzare l’impianto, deve avere a disposizione esami radiologici al fine di ricreare fedelmente un modello che riproduce esattamente i mascellare del paziente. Su di esso dovrà poi essere realizzata la griglia necessaria per mantenere fissa la nuova protesi. Terminato questo lavoro, il paziente deve nuovamente recarsi presso lo studio del dentista per la seconda fase dell’intervento di implantologia iuxtaossea. Viene nuovamente effettuata l’anestesia e il chirurgo provvede per l’ultima volta a scollare le gengive dal sottostante osso mascellare, così da ancorare ad esso la griglia in titano. Ricordiamo infine che dalle gengive emergeranno dei prolungamenti in titanio necessarie per ancorare la protesi. Quest’ultima operazione viene effettuata nella medesima seduta.

    Quando ricorrere

    Trattandosi di un intervento piuttosto invasivo, è ormai consigliato in casi particolari. Se il paziente ha una quantità di osso ridotta tale da non consentire il ricorso ad impianti dentali osteointegrati, dovrà necessariamente optare per la tecnica dell’implantologia iuxtaossea. L’impianto può essere inoltre applicato anche quando l’osso è basso, stretto o vuoto e può interessare pochi denti ma anche l’intera arcata dentaria. Lo stesso discorso vale nel caso in cui il paziente non intende o non può sottoporsi ad un intervento finalizzato ad un incremento osseo. I dati clinici oggi evidenziano che risulta possibile ricorrere ad impianti dentali osteointegrati in ogni caso: le percentuali di successo sono molto elevate a dispetto di interventi chirurgici invasivi ed ormai superati.

    Svantaggi

    L’implantologia iuxtaossea è stata abbandonata da gran parte di dentisti ed odontoiatri; sulla stessa linea si pongono anche i produttori d’impianti. Numerosi sono gli svantaggi che presenta: innanzitutto occorre sottoporsi a ben due interventi chirurgici invasivi; non è inoltre possibile prevedere l’esito dell’intervento e non sono per nulla incoraggianti i risultati nel lungo periodo. Infine bisogna considerare anche il caso del paziente incline a patologie del paradosso: in tale eventualità l’eventuale perimplantite potrebbe espandersi rapidamente e rendere così nullo il lavoro eseguito. La tecnica in argomento ha oggi lasciato spazio all’implantologia osteointegrata che non richiede alcun intervento chirurgico in quanto è possibile posizione gli impianti senza il ricorso al bisturi. I produttori di impianti dentali sono attivamente impegnati nell’attività di ricerca ed innovazione, per cui offrono prodotti altamente all’avanguardia, in un mercato fortemente concorrenziale. Le nuove tecnologie impiegate in tali interventi consentono di prevedere la buona riuscita dell’intervento, assicurando il risultato per molti anni. Ne consegue dunque un notevole riscontro positivo da parte del paziente, con soddisfazione anche dal punto di vista estetico. Le patologie del parodontite, in tal caso, non inficiano l’intervento eseguito. Se la patologia si manifesta, resta circoscritta alla sola zona dell’impianto che può essere sostituito con facilità. Si tratta comunque di un’eventualità piuttosto remota in quanto numerosi sono oggi i metodi per curare tale patologia. Tale tecnica consente dunque l’inserimento degli impianti dentali nell’osso in modo diretto, senza alcun ricorso a tecniche invasive.

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