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    Implantologia e malattie autoimmuni: impianti dentali per immunodepressi e fattori di rischio

    Una malattia autoimmune è una condizione che altera il sistema immunitario dell’individuo, il quale può reagire in maniera imprevedibile ed anomala a un particolare stimolo oppure provocare reazioni avverse senza che vi sia una particolare causa scatenante visibile. 

    La malattia autoimmune, dunque, si può descrivere in breve come un’avversione del sistema immunitario contro alcuni tessuti o organi, senza la necessità che questi siano affetti da infezioni o sotto l’esercizio di forze esterne. 

    Non è ancora ben chiaro quali siano i fattori alla base di una malattia autoimmune, anche se senza dubbio non è da escludere una certa componente genetica, soprattutto in virtù della storia familiare che mostrano i pazienti affetti da una malattia autoimmune. 

    Ad oggi sono conosciute circa 80 malattie autoimmuni, alcune delle quali hanno una diffusione maggiore rispetto ad altre (come il lupus eritematoso sistemico, che provoca un’elevata sensibilità alla luce e il coinvolgimento di molti apparati), le quali possono avere conseguenze spiccate anche sulla salute del cavo orale.

    Una malattia autoimmune che può avere ripercussioni sulla bocca, oltre che su tutto l’apparato digerente, è il morbo di Crohn, che può provocare gonfiore delle gengive, arrossamento e sensibilizzazione, rendendo difficile anche la deglutizione. I pazienti affetti dalla sindrome di Sjögren, invece, manifestano un’elevata secchezza del cavo orale, con conseguente difficoltà nella percezione dei sapori (causata dall’assenza di saliva, che fa da mediatrice) e aumento della carie, con rottura del dente. Com’è facile intuire, queste malattie possono interferire con un intervento di implantologia, dunque prima di ricorrere a questa tecnica è doveroso sottoporre a uno specialista il proprio caso specifico.

    L’implantologia e la compatibilità con malattie autoimmuni 

    Se soffri di una malattia autoimmune e vuoi risolvere alcuni difetti del cavo orale, l’implantologia dentale potrebbe essere la soluzione adatta, ma sono necessarie precise valutazioni da parte di specialisti. I dati recentemente ottenuti dai ricercatori di tutto il mondo in merito al problema dimostrano, infatti, una buona compatibilità tra condizioni sistemiche e implantologia, anche se le evidenze necessitano di ulteriori accertamenti.

    Le ricerche, infatti, mostrano che l’intervento ha, nella maggior parte dei casi, un buon responso, ma a seconda della malattia autoimmune di cui si soffre è probabile un prolungamento dei tempi di guarigione delle ferite, con conseguente rischio di infezioni più o meno gravi. 

    Non mancano, ovviamente, anche casi di successo immediato e senza effetti collaterali: sono tante le persone che, in seguito a un intervento di implantologia eseguito sulle intere arcate, non hanno riportato problematiche di alcun tipo e che, fatta eccezione per sintomi leggermente più prolungati del normale, hanno potuto vivere normalmente la propria vita.

    La stretta dipendenza dal caso specifico 

    Vi sono alcune condizioni del tutto incompatibili con l’implantologia. Chi, ad esempio, soffre di immunodeficienza – una condizione simile a una malattia auto-immune, in cui la principale problematica è rappresentata dall’assenza di adeguate difese immunitarie – non dovrebbe assolutamente sottoporsi a un intervento di implantologia, poiché il rischio di contrarre infezioni è assolutamente elevatissimo. Se soffri di artrite reumatoide, una condizione che provoca l’attacco delle articolazioni ossee da parte del sistema immunitario, un eventuale intervento di implantologia deve essere valutato caso per caso. 

    Il fattore di rischio principale, in questo caso, è che l’intervento possa generare una nuova infiammazione, in grado di ostacolare l’attenuazione di quella provocata dall’artrite reumatoide. A seconda della gravità della malattia e dello stato in cui si trova l’individuo, dunque, è opportuno valutare se ricorrere o meno all’implantologia dentale.

    L’impianto come causa della malattia autoimmune 

    Non ci sono prove concrete che gli impianti in titanio siano in grado di causare una malattia autoimmune: le evidenze parlano principalmente del contrario, ovvero dell’aumento di gravità di malattie autoimmuni pre-esistenti dopo l’intervento di implantologia. 

    Tuttavia, la diagnosi dell’autoimmunità tiroidea (malattia per la quale gli anticorpi attaccano la tiroide e gli enzimi che questa produce) in seguito a un intervento deve destare sospetti, poiché esiste una precisa correlazione tra aumento di questa condizione e la presenza di metalli “simili” al titanio, come il mercurio.

    In conclusione, è difficile includere sia le malattie autoimmuni che l’implantologia in un unico quadro, poiché le conoscenze scientifiche in merito sono ancora scarse; tuttavia, per precauzione e per evitare il fallimento dell’impianto, è bene sottoporsi a un check-up completo e valutare la propria situazione insieme a un esperto del settore.

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