Le gengive, purtroppo, sono terreno fertile per numerose patologie più o meno importanti. Le lesioni gengivali desquamative, in particolare, sono l’insieme situazioni di compromissione, che si manifestano sulla parte della gengiva aderente all’arcata dentale. In sostanza, le gengive tendono a scollarsi e la loro superficie appare infiammata e dolente.
Le cause di queste problematiche sono da ricercarsi principalmente in due tipologie di malattie, aventi caratteristiche immuno-mediate: Pemfigoide delle Membrane Mucose e Lichen Planus. Più raramente, le ragioni sono da ricercarsi in problematiche dermatologiche o allergologiche.
Come si manifestano le gengiviti desquamative?
Dal punto di vista medico, una gengivite desquamativa può presentarsi in differenti modi, dando vita a contesti erosivi o bollosi, nei quali la porzione infiammata è circoscritta a zone limitate, oppure – al contrario – mostrando un quadro esteso, unitamente ad un’importante incidenza ulcerosa.
In entrambi i casi, il paziente si rivolge al proprio dentista per il notevole fastidio rilevato. Meno frequentemente, invece, la patologia si presenta in maniera totalmente asintomatica. In questo caso, solo un medico – durante una visita – è in grado di accorgersi della patologia.
Riconoscere una gengivite desquamativa: la diagnosi
Un primo criterio di riconoscimento della gengivite desquamativa è la sua principale differenza rispetto alla parodontite batterica, ovvero il non intaccamento delle gengive marginali. Tuttavia, spesso la situazione non è così delineata e chiaramente identificabile, in quanto può accadere che nel cavo orale le lesioni si allarghino ad una porzione gengivale più ampia. La situazione in questi casi è aggravata da placca e tartaro. Ciò accade perché i pazienti con gengivite desquamativa avvertono dolore e bruciore, pertanto non mettono in pratica una corretta igiene orale.
La diagnosi corretta avviene solitamente attraverso un prelievo chirurgico di tessuto, sul quale viene effettuata una analisi istologica. Durante questa pratica, è necessario porre particolare attenzione nel prelevare una porzione di tessuto che comprenda sia una parte desquamata, sia una sana.
Un’altra tipologia di diagnosi consiste nel test di immunofluorescenza diretta, il quale consente di cogliere se all’origine della lesione sia presente un fenomeno immuno-mediato. Il prelievo in questo caso deve essere necessariamente ancora più preciso, mirando a cogliere il tessuto sano accanto alla lesione.
Come si cura la gengivite desquamativa?
Innanzitutto, la cura dipende fortemente dall’origine della patologia e dunque dai risultati degli esami appena citati.
Qualora, alla base del disturbo, sia stato rilevato attraverso l’esame istologico il lichen planus orale, sarà necessario con grande probabilità l’uso di corticosteroidi topici molto potenti, come il clobetasolo per esempio. Se il problema rilevato interessa un’area gengivale più ristretta, si potrà fare ricorso ad un principio attivo sotto forma di biodesivo, per una perfetta adesione sulle mucose colpite. Questa soluzione permette di limitare ampiamente gli effetti collaterali della cura.
Questi tipi di interventi sono adatti anche ad una diagnosi di pemfigoide, specialmente il problema è limitato alla sola gengiva.
Nel caso di pemfigo volgare è tassativamente indicato l’utilizzo di corticosteroidi sistemici e immunosoppressori. Qualora la gengivite desquamativa fosse causata da un eritema multiforme sarà invece necessario agire sempre con cure a base di cortisone con l’obiettivo di individuare e sconfiggere la causa scatenante.
Per concludere, al fine di risolvere una gengivite desquamativa è indispensabile effettuare una attenta diagnosi, in grado di individuarne le cause. Oltre alle terapie che il dentista riterrà opportuno prescrivere, instaurare una corretta routine dell’igiene orale sarà di grande aiuto sia durante la guarigione, che nella prevenzione quotidiana di problemi simili.
È necessario infatti impegnarsi in un’accurata pulizia dei denti almeno due volte al giorno, per almeno due minuti, curandosi di fare i giusti movimenti con lo spazzolino e di terminare l’igiene con il filo interdentale, per rimuovere eventuali residui altrimenti inaccessibili. Si consiglia inoltre di recarsi una o due volte l’anno dal proprio medico dentista per controlli puntuali e un’operazione di igiene professionale.